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MES: Senato, al via l’informativa di Conte

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«Questa mia informativa non può essere degradata a ordinario momento della fisiologica interlocuzione che intercorre tra il governo e il Parlamento. Questo mio passaggio assume un rilievo particolare: da alcune settimane i massimi esponenti di alcune forze di opposizione hanno condotto una capillare campagna mediatica accusandomi di aver adottato, nel corso del negoziato con l'Unione Europea sul MES, condotte improprie e illegittime, e di essere responsabile di alto tradimento, sarei quindi uno spergiuro». Mette subito le cose in chiaro il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, aprendo la sua informativa urgente alla Camera sul meccanismo europeo di stabilità. Prima di entrare nel merito della riforma del MES, Conte attacca chi, secondo la sua ricostruzione, ha diffuso notizie false e «allarmanti». Oltre che al leader della Lega, Matteo Salvini, reo secondo il premier di «inquinare il dibattito pubblico e disorientare i cittadini», il premier «accusa» la presidente di Fratelli d'Italia, Giorgia Meloni: «pur di attaccare la mia persona e il governo non ci si è fatti scrupolo di diffondere notizie allarmistiche, palesemente false, che hanno destato preoccupazione nei cittadini e, in particolare, nei risparmiatori».

Una volta precisato che sul MES lui e il governo hanno sempre informato il Parlamento, «sono intervenuto, sia alla Camera sia al Senato per le comunicazioni in vista degli Eurosummit, nei quali si è discusso delle proposte formulate dalla Commissione sulla riforma del MES. C'è stata un'interlocuzione costante con il Parlamento. Le accuse mosse in questi giorni da diversi esponenti politici di opposizione, circa una carenza di informazione e di consultazione su questa materia così rilevante sono completamente false», Conte è entrato nel merito della riforma. «Il negoziato fin qui condotto, ha raggiunto un punto di equilibrio in linea con gli interessi nazionali. Da non sottovalutare il restante negoziato, per definire la concreta fisionomia del documento; il MES – ha ricordato – è solo una parte di una nuova architettura europea che deve essere credibile. Non à costruito a vantaggio di qualche paese a scapito di altri, è un'assicurazione contro il pericolo di contagio e va a vantaggio di tutti». Il premier ha anche rassicurato sul fatto che «il nostro Paese ha un debito pubblico pienamente sostenibile, per cui non si intravede di attivare il MES, all'orizzonte. Le attuali polemiche rischiano di distrarre, di distogliere dall'esprimere una strategia di riforma dell'architettura europea, della quale l'Italia deve essere attiva protagonista».

Intanto un alto funzionario Ue, parlando della prossima riunione dell'Eurogruppo prevista per il 4 dicembre, ha detto ai giornalisti nel pomeriggio a Bruxellesche la firma ufficiale dei governi Ue per la riforma del trattato sul Meccanismo Europeo di Stabilità (Mes), il "Fondo salva-Stati", potrebbe non avvenire a dicembre ed essere rinviata. «La firma ufficiale in dicembre non è necessaria, potrebbe avvenire uno o due mesi più tardi», ha affermato la fonte.

Il leader di Italia Viva Matteo Renzi, conversando con i giornalisti in Senato, ha invece dichiarato: «Sulla tenuta del governo non so… ci sono tante questioni: Mes, Alitalia, prescrizione, Popolare di Bari». «Sul Mes stanno litigando Pd e M5s, noi questa volta non ci entriamo niente», ha aggiunto.

E  con ironia, a pugno chiuso, ha salutato il collega senatore e leader della Lega Matteo Salvini in Transatlantico al Senato con «Ciao compagno! ». Salvini dopo un rapido pranzo con un panino ha lasciato la buvette per recarsi in Aula, mentre Renzi stava conversando coi cronisti.

«Qui o ha mentito Conte o ha mentito Gualtieri. Penso più che a mentire sia stato il presidente del Consiglio». Così Matteo Salvini dopo le parole del premier alla Camera sul Mes. «A quanto mi risulta l'accordo in Europa è già chiuso. Basta sentire quello che dicono i 5 stelle… Gli insulti del premier? Mi scivolano addosso. Anzi rispetto a giugno vedo che Conte è molto più nervoso», osserva. E' il secondo tempo dopo lo scontro di giugno? «No, io non porto rancore», dice Salvini.  

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