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La rassegna stampa di SPIN (16-10-2015)

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Scritto da Super User

rassegnaApertura unanime per i quotidiani dedicata alla legge di stabilità presentata ieri da Matteo Renzi. Il resto sono pillole di politica con qualche strascico del caso Marino.

Manovra.  Paolo Baroni sulla Stampa sintetizza così: “Vale 27 miliardi, anzi «qualcosa meno» ha precisato ieri Matteo Renzi, illustrando a colpi di slides (hastag #italiacolsegnopiù) la nuova legge di stabilità trasmessa entro il termine della mezzanotte a Bruxelles ed illustrata ieri alla stampa per sommi capi al termine del consiglio dei ministri”.

C’è soprattutto l’eliminazione della Tasi sulla prima casa, meno tasse per le imprese, il canone Rai che finirà in bolletta, un miliardo per il Giubileo e la Terra dei fuochi, l’estensione della no-tax area per i pensionati, il part time per gli over-63. Tra le misure per le imprese: taglio dell’Ires al 24% dal 2017.

Due gli editoriali del Sole che in prima pagina titola così: “Manovra espansiva: meno tasse, tagli timidi”. Uno a firma Guido Gentili: “Un sfida di crescita, ma non senza incognite”: “Obiettivo del governo, com’è noto, è portare la crescita del Pil a +1,6% nel 2016. Riducendo anche il debito in rapporto al Pil per la prima volta dopo 9 anni, come ha detto Renzi ieri. È la maggiore crescita del Prodotto, soprattutto, che farebbe scendere il debito (e che eviterebbe così anche su questo punto un difficile confronto a Bruxelles). L’Italia è un grande debitore, e questo è il suo tallone d’Achille”.

Il secondo di Dino Pesole: “Mix di coperture tra tagli, una tantum e flessibilità europea: dalla spending arriverebbero 5,8 miliardi (più altri 3,1 non strutturali), 14,6 dalla flessibilità Ue e due dal rientro capitali”.

Enrico Marro sul Corriere scrive: “Se il cuore della prima legge di Stabilità del governo Renzi era rappresentato dal taglio del cuneo fiscale sul lavoro dipendente con la conferma del bonus da 80 euro, lo sconto sull’Irap e la decontribuzione sulle assunzioni, il nucleo della manovra presentata ieri è appunto quell’insieme di misure, la più importante delle quali è l’abolizione delle tasse sulla prima casa, che hanno come destinataria la famiglia media”. E ancora: “La manovra poggia per più della metà (14,6 miliardi) su un aumento del deficit. Le coperture sono il punto debole” e “Mandare in soffitta il Fiscal compact sarà la prossima battaglia di Renzi in Europa. Se ci sono margini lo si capirà da come Bruxelles giudicherà la legge di Stabilità”.

Come al solito, e francamente non si capisce perché, i giornalisti restino sempre impressionati dalle slide come se non fossero uno strumento in voga da più di un decennio in qualsiasi convegno o lezione. Filippo Ceccarelli su Repubblica scrive “Il turbo-banditore e la lingua delle slide”: “Signore e signori, ecco a noi il Renziting: evoluto prodotto di tecnologia del potere che annuncia, istituisce e santifica la compiuta sintesi fra l’arte di governo e il marketing. Per cui la legge di stabilità 2016, da vecchi e illeggibili libroni pieni di astruse cifre, si trasfigura in 25 tweet — «di buone notizie» naturalmente — che a loro volta si riassumono e si replicano in altrettante slide”.

Ma sempre su Repubblica Massimo Riva scrive: “Finalmente una manovra con alcuni chiari intenti espansivi. Dopo anni di quaresima contabile a causa dei guasti interni ma anche dell’idolatria eurosassone per l’austerità, uno squarcio di luce si apre sull’orizzonte economico del paese”. Riva sottolinea anche come stavolta non ci sia stata “la corsa alle barricate da parte di sindacati, Comuni, Regioni e un infinito numero di gruppi sociali o lobby variamente colorate”.

Mentre sullo stesso giornale Alberto D’Argenio si sofferma sui dubbi di Bruxelles sull’extra deficit.

Il Fatto liquida così la manovra: “Sotto l’Imu niente a parte i taglia e le misure spot”. E intervista Gian Gaetano Bellavia, esperto di diritto penale, consulente di tante procure: «Il cash libero fa a pezzi l’antiriciclaggio. Siamo la Repubblica fondata sul nero».

“Fuori dal tunnel” titola invece l’Unità che intervista il ministro dello sviluppo economico Federica Guidi: «Finalmente per le imprese c’è un orizzonte chiaro».

Paolo Lepri sulla Stampa scrive: “La scommessa a rischio sulla ripresa”. «Sì, le tasse l’anno prossimo nel loro insieme scenderanno, non c’è trucco. C’è però un azzardo. La manovra economica varata ieri dal governo fa una scommessa sul futuro, o meglio più scommesse intrecciate. Non si può essere certi che il calo del carico fiscale potrà proseguire, come Matteo Renzi promette, anche nel 2017”.

“Coraggio e furbizia” è il titolo dell’editoriale diAvvenire firmato da Francesco Riccardi che scrive: “La legge di stabilità varata ieri appare al tempo stesso coraggiosa e furba, ai limiti della spregiudicatezza”.

Nicola Porro sul Giornale scrive: “Unica certezza, sale il debito”.

Politica. Il Foglio lancia due notizie di politica. La prima la firma il direttore Claudio Cerasa: perché non candidare a sindaco di Roma Maria Elena Boschi? “Candidare lei, o una come lei, significa rischiare, certo, ma significa proiettare su Roma tutto quello che rappresenta politicamente la riforma costituzionale: nuovo bipolarismo, costituzionalizzazione del renzismo”.

La seconda, a firma Maurizio Crippa, “La tentazione, non così strana, di Ferruccio de Bortoli di candidarsi a Milano. Rumors, Pisapia e probabilità”.

Tiene ancora banco il caso Quagliariello con interviste di Schifani al Corriere e di Alfano a Repubblica. Sul quotidiano diretto da Ezio Mauro scrive Tommas Ciriaco: “L’infinito esodo centrista da un gruppo a un altro: «Come i gironi di Dante»”.

Il Corriere si occupa del ritorno di Berlusconi che sarà al congresso del Ppe a Madrid e che starebbe pensando a Toti coordinatore unico.

Il Tempo invece lancia un’ipotesi suggestiva: il leader di Forza Italia starebbe pensando a Lotito candidato a Roma (ha fatto anche il nome di Frattini) mentre l’ipotesi più solida resta Marchini.

Gian Carlo Caselli sul Fatto torna su Marino e scrive “Ha pestato anche i piedi sbagliati”: il sindaco per il pm ha colpito troppi interessi e privilegi.

Giustizia e politica. Goffredo Buccini sul Corriere scrive un articolo così titolato: “L’anticorruzione non è uguale per tutti: Due nomine contestate, nella sanità laziale e in quella calabrese, hanno portato a risultati assai diversi. A Roma il presidente Zingaretti è stato assolto, a Catanzaro, per un caso simile, il suo collega Oliverio è stato sospeso. L’assurdo di una normativa poco trasparente sui controlli”.

Interrogatorio di Mario Mantovani, riporta Repubblica: “Mai preso tangenti, liberatemi subito”.

Salvatore Merlo sul Foglio: “Tutti giustizialisti col culo degli altri”.

Esteri. Il Fatto riporta l’intervista di Paris Match a papa Francesco: «Sono un prete di strada in un mondo insostenibile».

 

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