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LA LOGICA DELLA QUOTA

Quote rosa sotto l’ombrellone. A pochi giorni dalla pausa agostana, il clima si fa rovente anche per le questioni della rappresentanza femminile. Il Tar del Lazio ha accolto il ricorso dell’opposizione e ha annullato la giunta Alemanno che contava un’unica presenza in quota “donne”, violando così lo Statuto del comune di Roma che prevede una presenza equilibrata tra donne e uomini. Immediatamente il rimpasto: l’ingresso di Rossella Sensi come nuovo assessore con la delega a promuovere l’immagine e lo sviluppo di Roma Capitale, anche in vista delle Olimpiadi, e la promozione di Sveva Belviso, che è stata fino ad ora assessore alle politiche sociali, a vicesindaco. Evidentemente nella logica della “quota” è ancora troppo poco: Monica Cirinnà (Pd) e Gemma Azuni (SeL), rispettivamente presidente e vicepresidente della “commissione delle elette”, sono pronte a ricorrere nuovamente al Tar poiché «la presenza delle donne in giunta è un principio di democrazia fondamentale sancito con estrema chiarezza dallo Statuto, e non una graziosa concessione estorta per sentenza».

Ad essere fermamente convinto che le sentenze non siano sufficienti è anche il sindaco di Bari, Michele Emiliano. La polemica di questi giorni ha travolto inevitabilmente la giunta del Comune di Bari che, come quella romana, era ferma ad un assessore donna, Annabella De Gennaro. L’ex magistrato, eletto nelle file del Pd, per nulla avaro di dichiarazioni nelle ultime ore, ha detto fuori dai denti che «aspetta con trepidazione che la Regionecambi la legge elettorale, rendendo obbligatoria l’elezione di almeno metà dei consiglieri tra le donne». Intervistato dalla trasmissione di Radio24 “La Zanzara”, il sindaco barese ha confermato che non ritiene di avere responsabilità per la mancanza di un’adeguata rappresentanza femminile in giunta: sarebbero stato volere dei partiti della maggioranza non indicare nomi di donne bensì di soli uomini, per le nomine degli assessori. Secondo Emiliano, dunque, le quote rosa sono la sola e unica soluzione per riequilibrare la rappresentatività di genere.

«Nemmeno fossimo in Afghanistan!», direbbe Emma Bonino che così si era espressa interpellata sulla legge bipartisan per le quote rosa nei cda, proposta dalle parlamentari Lella Golfo (Pdl) e Alessia Mosca (Pd) e recentemente approvata dal nostro Parlamento. Bonino, già parlamentare e commissario europeo oltre che Ministro per le politiche comunitarie, è sempre stata contro le quote. La tendenza deve, però, aver conquistato anche Bruxelles se Vivian Reding, attualmente commissario europeo incaricato di Giustizia, diritti fondamentali e cittadinanza, ha scritto una lettera a Lella Golfo non solo per congratularsi per «il successo che rappresenta la legge sull’equilibrio trai generi negli organi delle società quotate» ma anche per far sapere che lei si sta impegnando «a livello europeo, con le grandi imprese europee a fine che si impegnino in tal senso, 30% di donne per il 2015 e 40% per il 2020». Golfo avrà cosìavuto un motivo in più per festeggiare ieri sera al Circolo sportivo del Ministero degli Affari esteri. “È tempo di Donne “, dice l’invito. Contente loro…

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