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DSK E QUEI VITTIMISMI D’ORDINANZA

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Scritto da vocealta

dominique-strauss-kahn«Il timing mediatico non è il nostro timing giudiziario» ha sostenuto orgoglioso l’avvocato della giornalista francese, Tristane Banon, che ha deciso di denunciare Dominique Strauss-Kahn per tentato stupro, all’indomani della sua scarcerazione per la presunta violenza sessuale ai danni della cameriera del Sofitel di New York. L’avvocato David Koubbi giustifica così la strana coincidenza temporale che ha spinto la sua cliente a denunciare ora, una disavventura capitatale nell’ormai lontano 2003. La malcapitata, che in un primo momento aveva annunciato di voler attendere la fine del processo americano, ha dichiarato – in un’intervista a L’Express – di aver cambiato idea perché vedere Dsk libero e «andare subito a cena in un ristorante di lusso con gli amici mi fa star male». Quegli applausi per l’ex presidente dell’Fmi proprio non sono andati giù. Prima della “esasperazione” della giornalista d’assalto, c’era stata l’indignazione della scrittrice americana Erica Jong per il ripetersi del solito copione che vede «la vittima trasformata in carnefice e viceversa», fino a giustificare che «una povera disgraziata abbia pensato di trarre economicamente vantaggio dalle proprie sventure».

La femminista, che nella stessa intervista al Corriere fa appello alle compagne americane perché si sveglino e ritornino a combattere, ha dimenticato di considerare nella sua argomentazione che l’indifesa Ophelia (nome di fantasia della cameriera) ha una consuetudine di vita molto lontana dagli standard di una cameriera d’albergo, tutta shopping e beauty dai costi salatissimi come è risultato dalle indagini. Più che una cameriera di lusso, la nostra era una prostituta di lusso che avrebbe approfittato dell’ambiente fertile del blasonato Sofitel per sfruttare il mercato migliore senza essere disturbata. Fino a che non è arrivato il pollo giusto da spennare, come ha avuto premura di spiegare in una telefonata ad un amico.

Strauss-Kahn probabilmente non ha violentato quella donna ma chiesto un servizio “di lusso” che non gli è stato lesinato, questo farebbe di lui un uomo “a posto” seppur ninfomane. Questa storia servirà tuttavia agli uomini, in particolare agli uomini di potere. Servirà loro perché mettano da parte il loro delirio di onnipotenza, perché si rendano conto che le donne conservano quantomeno il loro stesso potere e che possono essere pericolose quanto un nemico politico o un imprenditore influente.

Servirà perché scoprano che possono perdere moglie, figli e autorevolezza, tutto assieme e in un giorno solo. Quella che credono la loro più grande forza, resta la loro più grande debolezza.

Quanto alle donne, come ha ricordato ieri Annamaria Bernardini de Pace dalle colonne de Il Giornale, «il copione del vittimismo e della obbligatoria solidarietà a qualsiasi donna, e a ogni costo, non è solo ridicolo, ma irrispettoso dell’indifferenziato genere umano». Perché crediate che Tristane Banon sia stata zitta per 8 anni prima di denunciare il “Grande Maniaco”? Scontato come la più banale puntata di un “Desperate Housewife” qualsiasi: la madre, madame Mansouret, non voleva né rovinare la vecchia amicizia con gli Strauss- Kahn né creare imbarazzi al Partito socialista. Così impose alla figlia di dimenticare tutto e di sorridere come si conviene ad una giovane donna di buona famiglia (da l’Avanti! del 7 luglio 2011)

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