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Castello Miramare a Maccarese/ Un palazzo da sogno, tutto il resto da incubo

castello miramare maccarese
Scritto da vocealta

castello miramare maccareseUn palazzo da sogno sul litorale romano. Benvenuti allo stabilimento “Castello Miramare”, a Maccarese. Aperitivi mediocri, accompagnati da noccioline o tarallini da supermercato, tavoli sporchi. È il “bistrot”.

Un parcheggio per i clienti che, a tre euro e mezzo, offre uno spiazzo assolato, delimitato da cancellate arrugginite e l’ulteriore disagio di cumuli di sabbia. Non una tettoia che offra riparo dal sole, figuriamoci un albero.

Ingresso: nove euro per lettino, altri nove per l’ombrellone e ulteriori nove per l’ingresso in piscina. Vi sembra tanto? Il mare – parole di una cliente aspirante bagnante – “è da epatite”. D’altra parte il Lazio è una delle regioni con il mare più sporco. Si vede e si sente.

Ristorante. Servizio lento e approssimativo. Vino scadente e costosissimo (diciassette euro per un 375cl Vermentino Argiolas, per giunta abboccato) consigliato da un cameriere che ha servito nell’ordine: scadente sauté di cozze e vongole, bruschetta alle vongole immangiabile, senza neppure un filo d’olio e ad antipasto iniziato arriva anche… Il tagliolino pachino e cernia!

“Ora sto mangiando l’antipasto”. Risposta ineffabile del cameriere: “Nessun problema, signore, glielo metto un po’ in caldino”. In “caldino”, no! Nel frattempo arriva, appena terminato, l’antipasto, il fritto di moscardini. Freddo.

Le lamentele con i proprietari hanno per risultato mille scuse e una nuova presa in giro. Il primo arriva abbondante…mente riscaldato. Lo stesso vale per il fritto di calamari. Settanta euro (e cinquanta centesimi) per questo mirabile servizio della ristorazione del litorale romano completato da due caffè al minimo della decenza.

Altroché Cannavacciuolo! Al Castello Miramare abbiamo veramente visto all’opera una cucina da incubo accompagnata dalla faccia tosta di chi fa pagare nove euro per una piscina vecchia, sporca, con una sola doccia rigorosamente arrugginita e posizionata in modo che ci si debba sciacquare mettendo i piedi in una vera e propria pozza d’acqua.

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