Economia

Approvata la Nota di aggiornamento al Def, flessibilità dall’UE e lotta all’evasione scongiurano aumenti Iva

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Il governo ha sottoscritto le 120 pagine della Nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza (Nadef), approvata ieri sera dal Consiglio dei ministri.

La Nota contiene al suo interno l’obbiettivo della disattivazione dell’aumento dell’Iva grazie a un «triplice ambizioso obiettivo» tramite l’alleggerimento della pressione fiscale, la riduzione del cuneo sul lavoro, il raggiungimento di 14 miliardi di deficit in più rispetto al tendenziale e 7 miliardi di maggiori entrate da lotta all’evasione. La manovra del 2020 sarà sostenuta per tanto dagli spazi di deficit e dal recupero delle entrate evase, portando oltre 21 miliardi una legge di bilancio che ne varrà circa 30.

Per quanto concerne il deficit, la percentuale nominale al 2,2% possibile grazie ai negoziati con la commissione europea annullerà le correzioni strutturali, provocando secondo le previsioni un aumento del deficit strutturale, quantomeno sino al periodo 2021-2022 quando sarà necessaria una correzione a seguito della chiusura progressiva dell’output gap.

Oltre alle procedure elencate sino ad ora, saranno previsti tagli alla spesa e agli sconti fiscali, a partire da quelli dannosi, ripartiti tra fra spending review e tax expenditures per un valore di ulteriori 3.5 miliardi. Queste procedure per tanto scoraggeranno aumenti del’Iva, che resterà invariata. Ulteriori provvedimenti previsti il Green New Deal, l’Autonomia differenziata e la riforma del Catasto.

In attesa del via libera da parte dell’Unione Europea, il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, si dice fiducioso, valutando questo Nadef come una strategia di lungo termine, possibile grazie alla ripresa della una «partecipazione propositiva al progetto europeo» dopo una lunga fase in cui «i ricorrenti dubbi sull’adesione alla moneta unica da parte di alcuni esponenti politici hanno contribuito a ridurre la fiducia degli investitori». L’obbiettivo è il raggiungimento di 0,6 punti percentuali nel 2020 e dell’1% di crescita nel 2021, permettendo negli anni successivi (dal 2022) una erosione dei punti passivi del Pil velocizzata, attualmente ammontante a 135,7 punti percentuali.

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