Economia

Credit Industry: a Milano va in scena Credit Village, le riflessioni di Sergio Bommarito (FIre) sul comparto

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È arrivato alla tredicesima edizione l’evento Credit Village che raduna a Milano gli operatori della credit industry. Gli organizzatori per il 2019 hanno scelto un titolo esemplificativo  “Back to the Future. Credit Industry: connecting yesterday and tomorrow”.

Uno sguardo su quello che è stato e quello che sarà.

Credit Village è la prima e più diffusa rivista italiana specializzata sulle tematiche del credito, la sua gestione e tutela.

L’evento funge da punto di incontro e riferimento di professionisti, manager, imprenditori ed operatori della gestione del credito

I cambiamenti e le sfide proposte dai tempi moderni, specialmente per quanto riguarda le evoluzioni inerenti alle aggregazioni, alla digitalizzazione e alle normative recenti, pongono a questi istituti una serie di riflessioni necessarie per affrontare il prossimo futuro.

Abbiamo deciso di chiedere un’opinione a un esperto del comparto, Sergio Bommarito presidente del gruppo Fire di Messina.

Fire è il primo operatore indipendente, non quotato, in Italia per la gestione del credito.

Bommarito ricorda come negli anni Ottanta chi agiva nella gestione del credito era visto come un esattore o avvocato. Nel 1996, per effetto della circolare Masone, si cominciò a parlare della necessità di costituirne un’associazione di categoria, gettando le basi per la nascita di quella che oggi si chiama UNIREC, che ha portato nel tempo all’attuazione di una autodisciplina e alla diffusione di buone prassi e di un dialogo permanente con le Associazioni dei Consumatori a garanzia di un operato corretto e trasparente tramite il Forum UNIREC-Consumatori.

Per quanto riguarda l'approcio alla gestione del credito Bommarito sottolinea come nel tempo sia cambiato radicalmente «quello attuale è un approccio collaborativo, che prende in considerazione la visione a medio-lungo termine.  Il mondo del credito è cambiato, ed è diventato da piccolo settore, un’industria nazionale, fondamentale nella vita economica del Paese».

Per quanto concerne il presente, il presidente constata come sia divenuto necessario «raggiungere una certa massa critica per potersi permettere investimenti in qualità e tecnologia e per poter applicare quella che viene definita data science (machine e deep learning ma anche scoring), sfruttando quanto di positivo può offrirci l’intelligenza artificiale per portare quella umana su un altro livello». 

Uno dei grandi temi è inoltre quello della tipologia di credito che andrà gestita in futuro. Secondo l’esperto «l’ondata di NPL (ovvero non performing loans, crediti deteriorati), dopo le stagioni delle grandi cessioni, andrà appiattendosi. Le banche che potevano cedere – prosegue – lo hanno fatto e benché ci siano ancora diversi deal di dimensioni importanti in pipeline, la vera chiave di lettura sul futuro dell’industria e del sistema bancario, è il cambio di paradigma verso una gestione precoce e proattiva degli attivi delle banche». In futuro pertanto gli istituti di credito devono pertanto adattarsi ad un “servicer evoluto”, volto non solo «a gestire la singola rata ma l’intera esposizione», a condizione che siano attive delle partnership strategiche con player dotati di competenze in tema di restructuring e tecnologie adatte a supportare i nuovi processi per la gestione e uno “switch” di forma mentis lato banca, evitando quindi la mancanza di politiche che assicurino l’allineamento di interessi fra investitore e servicer.

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