Giustizia Quotidiana

Stadio della Roma, scattano arresti e avvisi di garanzia: cala l’ombra sul M5S capitolino

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Mattinata agitata nella Capitale, dove sono spiccati arresti e avvisi di garanzia per vari esponenti della pubblica amministrazione di diversi livelli e alcuni privati, tutti coinvolti nelle operazioni per la costruzione del nuovo stadio dell’AS Roma. I carabinieri del Nucleo investigativo del comando provinciale hanno portato a termine l’applicazione della misura cautelare dell’arresto, disposta dal gip di Roma per nove persone (sei in carcere, tre ai domiciliari). L’indagine, coordinata dalla Procura della Capitale, punterebbe a portare allo scoperto «un’associazione per delinquere finalizzata alla commissione di condotte corruttive e di una serie indeterminata di delitti contro la pubblica amministrazione», proprio all’interno delle procedure per l’edificazione del nuovo impianto sportivo. L’operazione è stata denominata dagli inquirenti “Rinascimento”.

Ci sono alcuni nomi celebri fra i sottoposti alla misura cautelare limitativa della libertà personale, come l’imprenditore Luca Parnasi, costruttore, autore del progetto e proprietario del terreno, nonché amministratore della Eurnova. Ancora c’è Luca Lanzalone, presidente di Acea. È stato proprio Lanzalone a condurre le trattative fra l’amministrazione di Virginia Raggi e la società di Parnasi, dopo aver già assistito il sindaco pentastellato di Livorno, Filippo Nogarin, nella procedura di concordato preventivo per il salvataggio della locale azienda di rifiuti. Scelto alla fine del 2016 per seguire la questione stadio presso la giunta Raggi, è stato poi nominato presidente di Acea, azienda partecipata al 51% dall’amministrazione capitolina. 

Ma i nomi – per così dire – “celebri” non si fermano qua. Ad essere colpiti dai provvedimenti del Gip ci sono anche alcuni consiglieri regionali del Lazio, insieme al vicepresidente del consiglio regionale Adriano Palozzi, esponente di Forza Italia. Secondo gli inquirenti ci sarebbe lo scambio di utilità alla base dei reati commessi: gli indagati avrebbero ricevuto favori in cambio di un trattamento particolare per gli imprenditori

Fra i 27 indagati ci sarebbe anche Paolo Ferrara, attualmente capogruppo del M5S in Campidoglio. Ferrara partecipò infatti alle trattative fra l’amministrazione comunale e la società di Parnasi, giungendo poi alla modificazione del progetto al fine di ridurre le cubature. Pronta la replica del sindaco di Roma, Virginia Raggi, che assicura: «chi ha sbagliato pagherà, noi siamo dalla parte della legalità». E sugli indagati, la luogotenente pentastellata riferisce di aspettare «le carte»: «al momento non esprimiamo alcun giudizio». 

Proprio quando le procedure amministrative per l’edificazione dello stadio sembravano essersi risolte, quindi, arriva quest’inchiesta che adesso potrebbe stravolgere tutti i piani dei privati e del comune. Al momento tuttavia sembra essere escluso dallo scandalo il club dell’AS Roma, in attesa di dettagli più illuminanti dalla Procura. 

Anche il ministro per i rapporti con il Parlamento, Riccardo Fraccaro, ha riferito sulla questione ai microfoni di Radio 24: «Lanzalone lo conosco perché è stato un consulente apprezzato nelle nostre attività politiche». «Dobbiamo però capire – frena tuttavia Fraccaro – quali sono i motivi degli arresti, e solo dopo un’attenta analisi si potranno esprimere dei commenti sensati». 

Così, mentre le opposizioni fanno calare una cattiva ombra sul Campidoglio, intimando le dimissioni del sindaco, anche il ministro dell’Interno Matteo Salvini si pronuncia sui fatti. All’assemblea di Confesercenti, infatti, il segretario della Lega ha detto: «Chi stava lavorando alla costruzione dello stadio della Roma lo conosco ed è una persona per bene, ma non si conosce mai fino in fondo la gente». «Spero possa dimostrare la sua innocenza», ha concluso Salvini. 

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