Giustizia Quotidiana

Violenza donne: M5s chiede norme più severe, 14 anni a chi sfregia

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«Alle donne italiane vittime di violenza dico: 'denunciate', anche se so che è difficile. Ci sono tante motivazioni che e affliggono una donna e la dissuadono dal denunciare ma non passi l'equivoco che bisogna attendere leggi di questo tipo per poter denunciare»: è l'appello con cui il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, ha concluso la presentazione, a Montecitorio, del "pacchetto" di M5s per un maggiore contrasto alla violenza sulle donne. Una "stretta" contenuta in dieci emendamenti che la deputata grillina Stefania Ascari ha presentati al ddl Codice rosso in esame in commissione Giustizia alla Camera. Emendamenti che verranno discussi, secondo quanto affermato sempre dal Guardasigilli, la prossima settimana. Tra le norme più importanti proposte da M5s, l'introduzione di un nuovo reato che punisce severamente chi sfregia una donna, con la reclusione fino a 14 anni. La pena è fino sette anni per il reato di stalking e maltrattamenti in famiglia, e c'è l'estensione delle misure di controllo e tutela, come la sorveglianza speciale o l'obbligo dimora altrove da dove si trova la vittima. Carcere fino a 12 anni, poi, per la violenza; fino a 24 anni per chi violenta un bambino e fino a 14 anni per violenza di gruppo. Inoltre, i reati sessuali su minori saranno sempre perseguibili d'ufficio. Viene poi esteso l'uso del braccialetto elettronico a tutela donne vittime reato, come nel caso di divieto di avvicinamento. «Questo è un momento molto importante – ha spiegato Bonafede – i dati dimostrano che siamo in emergenza sociale molto grave. Questa situazione non può più continuare, le istituzioni devono dare un segnale di risposta forte, netto, che non lascia alcun dubbio. La tolleranza zero è poco di fronte al fenomeno che stiamo vivendo. Qui lo Stato decide di attivarsi e andare a cercare nella società tutti i soggetti deboli nel nostro paese e che subiscono violenza, magari non avendo il coraggio di denunciare. Non si può aspettare che trovino il coraggio». «Il ddl Codice rosso – ha proseguito – è stato scritto a quattro mani con Giulia Bongiorno e su queste misure c'era stato il consenso di tutti leader in campagna elettorale. Quello è il primo passo. Riteniamo di aggiungere, come M5s, poche norme e chiare che danno un segnale molto forte. Aumento delle pene, tutela per la donna nel momento in cui si trova in pericolo, introduzione di alcune fattispecie nuove di reato. Ma la tutela delle donne non passa solo attraverso il diritto penale ma attraverso la prevenzione, la cultura, il rafforzamento dei centri antiviolenza. Dobbiamo fare di tutto perché un femminicidio non si verifichi, ma se lo Stato non è riuscito a intervenire prima, la pena – ha concluso – non deve lasciare alcuno scampo e margini di giustificazione». 

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