Politica

Puntare sui giovani. Quelli bravi

Prima i distinguo dei finiani, ormai divenuti un classico della politica italiana. Poi le polemiche sui velini e le veline e sui cosiddetti “impresentabili”. Adesso addirittura le liste escluse per cavilli burocratici o per imperdonabili ingenuità. In attesa di capire come andranno a finire le cose, un dato è certo: ne stanno succedendo davvero di tutti i colori dalla parte degli azzurri. Un grattacapo dopo l’altro.
Una domanda ora sorge spontanea: i giovani del partito dove sono? E cosa ne pensano?
Abbiamo per questo contattato Stefano Maggiani, vice coordinatore nazionale della Giovane Italia e storico dirigente dell’allora Forza Italia Giovani.
“Sui giornali – esordisce l’avvocato molisano di origini toscane – leggo di tutto contro gli uomini del Pdl. Ma è giunto il momento di chiarire un po’ di cose…”.
Ovvero?
“Semplice. Ci sono stati errori e ci sono responsabili. Ma non è giusto sparare nel gruppo e magari attribuire colpe a chi non ne ha ed ha sempre lavorato con passione e professionalità. Ci sono situazioni e posizioni da rivedere, ma con criteri seri”.
Concetto chiaro: scorretto è generalizzare. Ma il punto ora è un altro. Le ultime vicende dimostrano che andrebbe attuato un vero ricambio generazionale?
“Il Movimento Giovanile potrebbe rappresentare senza ombra di dubbio un ottimo serbatoio per un ricambio generazionale opportuno. Il partito potrebbe e dovrebbe iniziare ad osservare e prendere in seria considerazione i tanti dirigenti che in questi anni hanno lavorato crescendo professionalmente, personalmente e politicamente”.
In fondo non mancano gli “under” nelle liste elettorali del Pdl. Ma ciò non sembra aver prodotto grandissimi effetti…
“Se poi si sbagliano le scelte e si scelgono giovani e meno giovani in virtù di quanto applaudono e di quanto ossequiano, di quanto dicono sempre e solo sì, senza aver alcun riscontro sul territorio… beh, allora non si può pretendere che siano anche bravi”.
Meritocrazia. E’ stato sempre l’obiettivo numero uno di Berlusconi.
“Già. Ma il neonato Pdl, per mille ragioni, non è ancora riuscito a raggiungerlo fino in fondo. Per questo occorre un serio cambio di rotta. E pure noi giovani dobbiamo fare la nostra parte”.
In che senso? Vuol dire che gli azzurrini non sono stati all’altezza?
“No, anzi. Tutt’altro. In questi anni ho avuto l’onore e il privilegio di crescere insieme ad un gruppo di amici, ragazzi e ragazze, di tutta Italia che tra mille sacrifici personali ed economici hanno lavorato senza sosta per la crescita del movimento e del partito. Diversi di loro oggi ci rappresentano nelle istituzioni in veste di consiglieri o di  assessori, altri sono ottimi dirigenti e svolgono con merito e profitto le proprie professioni divenendo un esempio da seguire per i più piccoli, altri ancora stanno continuando il loro percorso di formazione scolastica, professionale e politica, ma tutti  sono la vera risorsa nascosta del Popolo della Libertà”.
Qual è il problema allora?
“Inutile girarci intorno, è mancata la figura di un vero talent scout che si dedicasse con serietà alla scelta e all’individuazione dei giovani migliori su tutto il territorio nazionale. Questo lavoro è stato svolto da Francesco Pasquali e da chi l’ha preceduto con i pochi e scarsi mezzi a disposizione, ma il partito non ha mai voluto recepire a pieno le indicazioni dei soggetti che si distinguevano per merito. Infatti, troppe volte ho visto giovanotti senza arte e senza parte scavalcare altri giovani meritevoli, troppe volte ho visto signorine certamente maggiorenni e certamente di bell’aspetto, ma senza nessuna competenza, comparire dal nulla e poi candidate in posti importanti”.
Non proprio il massimo della vita. E per il futuro?
“Io sono ottimista perchè conosco e credo nella rete che si è creata tra un gruppo di giovani dirigenti che in questi anni sono cresciuti insieme e stanno continuando a lavorare insieme, costruendo un progetto sociale comune che va ben al di là della mera attività di partito.
Tra noi c’è un rapporto che trova il suo fondamento nei buoni sentimenti, nell’amicizia e negli ideali comuni che muovono la nostra azione e a mio parere, i progetti che vertono su queste basi non hanno limiti di risultato”.
Quindi il Pdl può ancora farcela…
“Io sono certo che il futuro del nostro partito e del nostro paese inizi da questi ragazzi. Crescere insieme è un piacere, costruire un’Italia migliore è un dovere”.

       

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