Politica

“Una strategia contro le liste Pdl”

«In Iraq siamo alla vigilia di elezioni tese e difficili, ma anche nel Lazio non si scherza». Se la cava con una battuta Margherita Boniver, deputata Pdl da sempre impegnata in politica estera.  
Con denunce e contro denunce, annullamenti, ricorsi, proteste e accuse reciproche, la situazione da stato d’allarme del Pdl nel Lazio assomiglia un po’ ad un teatro di guerra. Combattuta, però, a colpi di carte bollate.
Pronto, presidente Boniver, come va? Tutto bene?
Mah, insomma. Sono un po’ perplessa per questa storia delle liste. La vivo malissimo, come del resto tutti noi del Pdl. Penso che dovrà passare del tempo per capire fino in fondo i motivi che hanno condotto a questo vulnus democratico particolarmente grave.  
Il vulnus ci sarà pure, ma ci avete messo del vostro nel combinare questo pasticcio…
Ha ragione, ma non si tratta ora di processare i colpevoli. Non risolve nulla. Il primo obiettivo è non lasciare nulla di intentato, come ha detto il ministro La Russa. Anzi, mi lasci dire che comunque vada a finire il contenzioso per la presentazione delle liste e dei candidati per le consultazioni elettorali, vicenda molto intricata ed anche un po’ strana, sarebbe utile a bocce ferme rivedere da cima a fondo il meccanismo assai complesso ed anche poco democratico che obbliga i presentatori delle liste alla raccolta macchinosa, costosa e tecnologicamente di migliaia di firme, in ossequio ad un obiettivo completamento eluso, quello dello sfoltimento dei simboli elettorali. Lo stesso vale per il sistema di elezioni dei rappresentanti degli italiani all’estero. Vanno riformate entrambe le normative e va fatto con il contributo dell’opposizione.
Perché parla di vicenda strana?
Beh, spuntano ricorsi a destra e a sinistra da parte dei radicali, nelle province laziali come in quelle lombardi. Se permette metto in conto un po’ maliziosamente che ci sia una strategia premeditata per montare questa situazione incresciosa.
E delle parole di La Russa che dice?  
Che voglio commentare non le sacrosante parole di La Russa, strumentalizzate in modo becero, ma di quel che ha detto l’opposizione: è una canea cretina e irresponsabile quella che hanno scatenato le opposizioni per la frase –”pronti a tutto” – pronunciata dal coordinatore del partito. Vista la situazione in cui siamo, con incertezze pesanti che gravano sul sacrosanto diritto di voto degli italiani in vista dell’imminente appuntamento per le amministrative, è giusto sottolineare che siamo pronti a presentare ogni ricorso possibile alla magistratura competente ma anche a manifestare, se fosse necessario, il grande desiderio di esercitare un diritto, quello del voto, che appartiene a tutti e non solo al popolo del Pdl.
Mi faccia capire, però. I dirigenti Pdl che hanno prodotto questo disastro, almeno dopo le elezioni dovranno dimettersi, o no?
Passate le elezioni devono dimettersi, mi pare pacifico. Ma mi sembra anche che non dovremmo neppure ricordarglielo, lei e io. È un atto dovuto.
E delle parole di Fini che dice?
Che è liberissimo di pensarlo e di dirlo, ma resta il fatto che certe considerazioni si fanno durante un congresso. Così non si fa bene al Pdl.
Le piace il partito così com’è?
Mah, partito. Più che altro per adesso il Pdl è un rassemblemant gonfio di voti, dotato del leader che nella storia d’Italia si è dimostrato più capace di raccogliere consenso intorno a sé. Quanto ai problemi nella formazione delle liste, ci sono sempre stati. Solo che i partiti della Prima Repubblica si occupavano di evitarli. Posso raccontarle una storia vera?
Prego!
Nella deprecata Prima Repubblica era la direzione nazionale ad approvare le candidature nelle zone considerate più delicate, ad “alta tensione”. E le liste, una volta che erano state minuziosamente vagliate e bilanciate, venivano chiuse in buste sigillate con cera lacca e consegnate a persone di fiducia, inviate dalla direzione nazionale a presentarle. Una mia collaboratrice, Angela Sale, fu incaricata di recarsi in Campania per depositare le candidature. Al suo arrivo Angela fu aggredita, naturalmente da coloro che non gradivano la lista così come era stata decisa, le fu strappata la busta con le candidature che venne aperta e i fogli vennero strappati e ingoiati. Capito? Ingoiati!
Come andò a finire?
Angela è sempre stata una persona previdente. Aveva una copia di riserva nascosta nella giacca del tailleur e presentò regolarmente, entro i termini stabiliti dalla legge, la lista del Psi (il Clandestino).

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