Politica

Lettera al nostro Presidente Silvio Berlusconi

Gentile Presidente.
Ci presentiamo: noi siamo il popolo azzurro.
Siamo i berlusconiani della prima ora, quelli dei circoli, si ricorda? Eravamo tristi, preoccupati: ma poi arrivarono i signori della Standa con il kit, le spilline, la cassetta con l’inno. E noi uscimmo di casa: famiglie intere, i nonni, i bambini, incerti e felici, un po’ commossi ma sicuri che avremmo cambiato l’Italia insieme a Lei. I piccoli paesi tornarono a vivere, intorno ai circoli: il mio era nel Molise, ci riunivamo in casa, scrivevamo programmi, distribuivamo giornaletti e poi arrostivamo salsicce. Era dovunque cosi’; una stagione di giovinezza e di entusiasmo; duro’ poco: quasi dappertutto i professionisti della politica ci scalzarono; ma non per questo ripiegammo le nostre bandiere, non per questo perdemmo la speranza. Continuavamo ad essere “i berluscones” anche quando amici e parenti ci toglievano il saluto.
Poi siamo saliti sul predellino insieme a Lei: sapevamo che Lei parlava a ciascuno di noi, era arrivato il momento della sognata rivoluzione liberale. Ed eccoci di nuovo nelle nostre postazioni: qualcuno non c’è più, noi siamo un po’ imbiancati, e quei bambini che erano in braccio a noi sono degli splendidi azzurri ragazzi europei. Questa volta abbiamo i computer, e sedici anni di gavetta silenziosa, di “studio”. Ora la nostra casa è il web e i circoli sono diventati più grandi: abbiamo idee, entusiasmo, passione, siamo tantissimi e siamo in gamba perchè abbiamo esperienza, umiltà, laboriosità e sufficiente disincanto per sapere che anche se saremo usati e poi gettati un’altra volta, avremo salvato il movimento, la nostra storia politica sarà di gran lunga più straordinaria di quella di tutti quei grigi ciondolanti vechi arnesi che sanno solo sgomitare e non hanno un‘idea in testa.
Noi, Presidente, siamo Patrioti quanto Lei. Non possiamo più permettere che il patrimonio di idee e di passione civile sia dilapidato da una gestione minuscola, ottusa e vetusta che pensa solo a coltivare il suo orticello, senza accorgersi che distrugge anche le sue stesse carote.
Ci ascolti, Presidente,la supplico, e credo che a questa mia supplica, molte voci si uniranno.
Con l’affetto di sempre.
IL POPOLO AZZURRO

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