Politica

Gli Sgobboni: intervista esclusiva a Benedetta Cimini

Benedetta Cimini è una donna che fa della professione la sua passione. Portavoce del sottosegretario alla Giustizia Maria Elisabetta Casellati, ha un passato quasi ventennale nel mondo della politica e dell’informazione.  Inarrestabile e competitiva, è considerata nell’ambiente un guru della comunicazione.
Nonostante la sua lunga esperienza non dimentica mai il pregio più importante di un professionista: dimostrare modestia e ammirazione verso chiunque riesce ad arricchirle la vita. Non conosce pessimismi, ma al contrario sa rendere importante ogni sua giornata, perché ogni momento può essere per lei fonte d’insegnamento.
Raccontaci perché hai scelto la politica come mestiere.
Il mio mestiere è la mia passione. Me ne sono accorta quando a vent’anni me ne andai via da Milano: un giorno decisi che il mio futuro e la mia vita non potevano che essere a Roma e, una volta capito questo, lasciai i miei amici e la mia famiglia, portando con me solo la mia determinazione. Ero diretta nella Capitale della politica.
Mai nessun rimpianto per questa scelta radicale?
No. La mia città è nel mio carattere. Qualsiasi cosa faccio rispecchia le mie radici e le strade dove sono cresciuta. Posso dire, a distanza di 17 anni, che rifarei ogni scelta. Ricordo ancora con piacere e un pizzico di nostalgia, quando senza conoscere nessuno mi presentai al giovanile di Forza Italia. Quelli furono gli anni novanta, anni in cui noi ragazzi credevamo davvero in un nuovo progetto politico. Oggi è palese e preoccupante il disincanto politico dei ventenni.
Se la politica fosse un animale che animale sarebbe?
Il Leone. La politica è un animale in meditazione, è un animale calmo, ma al momento dell’azione sa essere spietato per raggiungere al meglio l’obiettivo. Le persone come i politici devono avere caratteri forti, pronti sempre a far valere i diritti dei cittadini che rappresentano.
Perché secondo te la politica è così lontana dalla gente, oggi più di ieri?
Non è tanto la politica in sé per sé, ma è il linguaggio della politica che è sempre più lontano dalle persone. Io faccio il paragone nel mio lavoro tra la carta stampata e la televisione. Quest’ultima riesce a veicolare il messaggio politico con una risonanza maggiore rispetto ai giornali e lo fa usando un linguaggio più semplice e comunicativo. Intanto e purtroppo, ci sono sempre più politici tanto immersi nei Palazzi, quanto lontani dalla gente. Molti stentano ancora a capire le potenzialità politiche del piccolo schermo.
Che intendi per linguaggio più semplice?
Quando il politico che seguo va in televisione vuole che il suo messaggio politico arrivi tanto al manager di una grande azienda quanto alla casalinga di provincia. Per fare questo non parla politichese, ma spiega il suo progetto usando termini semplici e facendo esempi di vita quotidiana. In questo modo il messaggio è diretto e ciò ch eprima era incomprensibile diventa alla portata di tutti.
Se ti offrissero di lavorare in un altro ministero?
Senz’altro sceglierei l’Interno. Io credo in una politica attiva sui problemi del nostro territorio nazionale e questo dicastero è tra quelli che per necessità riesce a rapportarsi con il volto delle molteplici realtà sociali italiane e a stabilire in questo modo una dialettica profonda tra politica e territori.
Come vivi la competizione?
Io sono un’individualista. Mi riesce difficile giocare in squadra e questo è un difetto tipico dell’Europa moderna e della società atuale; siamo stati abituati a combattere come lottatori liberi, ma da qualche mese a questa parte ho messo in dubbio questi principi grazie ad un compagno di lavoro con il quale riesco a confrontarmi. Sto scoprendo quanto ho da imparare da lui ed è piacevole arrichirsi a vicenda, ognuno dell’esperienza dell’altro.
Meglio lavorare con una donna o con un uomo?
R. Quando lavori con una donna riesci a rapportarti meglio e i tuoi meriti vengono riconosciuti in maniera immediata, perché scavalcano l’ostacolo del pregiudizio. Inoltre, tra due donne si crea maggiore complicità e questo è fondamentale quando stai fino a 14 ore di fila insieme.
Un pregio e un difetto del tuo sottosegretario?
Il suo peggior difetto è anche il mio: siamo due puntigliose maniacali. Il suo pregio più grande? Ogni giorno è un giorno buono per imparare. Con lei la mia esperienza è il mio curriculum e riesco a non perdermi nel suo personaggio, valorizzando anche la mia persona e la mia professionalità.
La persona che hai incontrato e che ti è rimasta più impressa?
Berlusconi. Lui rapresenta la nuova politica di ieri e il partito del domani. Ha reso nazionali il pensiero di una politica liberale: impresa fino a 15 anni fa impossibile in Italia.
Chi vorresti conoscere?
Obama. Lui ha mezzi politici che sarebbero molto utili al nostro progetto politico. Incontrarlo sarebbe come conoscere il nostro futuro migliore.
La migliore e la peggiore firma che abbiamo oggi nel panorama del giornalismo?
Toni Capuozzo è senza ombra di dubbio il migliore che abbiamo. E’ un giornalista completo, sia sulla carta che in video. Di giornlaisti bravi dai quali non  mi sento rappresentata ce ne sono molti: sicuramente Travaglio e Santoro, ma non tanto per la forma giornalistica, quanto per i contenuti. Rendono un servizio pubblico che non può essere chiamato tale, in quanto il loro giornalismo di parte è un prodotto che nuoce al principio d’imparzialità, elemento fondamentale per una televisione di pubblica.

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