Politica

Intervista a tutto tondo ad Andrea Di Sorte: “La politica è la mia vita”

Riparte a grande richiesta, dopo la pausa pasquale, la rubrica Gli Sgobboni. E riparte da lui: Andrea Di Sorte. 

Giovane di 26 anni. Volto noto tra i giovani del Pdl, soprattutto da quando Annozero lo ha riconosciuto come difensore del ‘partito azzurro’. E’ in politica da 7 anni. Lo scorso giugno è diventato Assessore al Comune di Bolsena, dopo 5 anni trascorsi come consigliere. E’ il membro più giovane dell’Ufficio di Presidenza dell’Anci, culla dei comuni italiani, un posto di prestigio a cui si è aggiunta la Presidenza di Anci Giovane. E’ tra i fondatori dei Club della Libertà di Mario Valducci e punto di riferimento per tutti quei ragazzi che insieme a lui hanno deciso di  abbracciare il progetto e fare politica sul territorio. Da tutti riconosciuto come il ‘braccio operativo’ proprio di Valducci, nella zona viterbese lo chiamano il “pasdaran berlusconiano”, per le sue numerose battaglie a difesa dello “spirito del ’94”. Lui però preferisce definirsi “valducciano DOC”.
Da Bolsena sei arrivato a Roma. Avevi vent’anni. C’è qualcuno che devi ringraziare?
E’ stato grazie all’Anci che mi sono avvicinato ai Palazzi della politica. Venivo a Roma per le riunioni che seguivo a quei tempi per il mio Comune. Casualmente ho incontrato Mario Valducci, deputato azzurro, tessera numero 3 di Forza Italia. Lui era responsabile enti locali di quella che fino a poco più di un anno fa era ancora Forza Italia. Con lui è iniziata una collaborazione, ma ero pura “manovalanza”, ero un volontario che gli seguiva la parte informatica e che gli dava alcuni spunti di comunicazione…era solo l’inizio.
Infatti ora sei un suo fidato collaboratore…
Sì. Di Mario Valducci. Sognavo di lavorare con lui ancora prima d’incontrarlo. Per i giovani che sono nati con Forza Italia lui è l’esponente politico tra i più importanti nell’ambiente, uno che ha fondato il partito insieme a Silvio Berlusconi e che negli anni ha agito sempre dietro le quinte girando in largo ed in lungo il territorio.
A proposito del territorio: come ti difendi dall’accusa che i politici, soprattutto quelli giovani, oggi stanno sempre meno in mezzo alla gente?
Non mi sento accusato. Io vivo il territorio e ascolto la mia gente, senza risparmiarmi mai e come me ci sono moltissimi ragazzi. Per una buona attività sul territorio bisogna sviluppare un forte senso di squadra, bisogna saper fare gruppo.
La risposta te la danno i Club della Libertà. Quando il neo fondato Popolo della Libertà viveva una fase di empasse, con i Club siamo tornati tra la gente, sul territorio, portando nei comuni l’azione del governo e lo spirito della prima ora, del ’94, quando si sentiva parlare di “rivoluzione liberale”.
Tra i tuoi viaggi in giro per l’Italia, c’è un episodio che non dimenticherai?
Con i Club della Libertà è un anno che giro l’Italia. Di cose da dire ce ne sarebbero tantissime, ma l’esperienza più divertente è stata questo inverno: ero in macchina con l’Onorevole, verso un comune del centro Italia. Avevamo un autista un po’ imbranato che era riuscito a perdersi, ma non lo diede a vedere (secondo lui). Io mandai un sms a Valducci che sedeva un po’ assopito dietro la  macchina con scritto “Che imbranato, non arriveremo mai!”. Lui lesse il messaggio ad alta voce e disse: “Chi è imbranato? Forse hai sbagliato destinatario, con chi ce l’hai?”. Figuriamoci come è andato il viaggio… Non potevamo più parlare perché ogni volta strozzavamo una risata. Naturalmente l’autista aveva capito tutto.
Cosa prende al bar Mario Valducci?
Ogni volta che giriamo per l’Italia, abbiamo l’abitudine di assaggiare i gelati del posto. Facciamo prima tappa in un bar e poi andiamo al convegno o all’appuntamento previsto. Per fare questo partiamo anche un po’ prima…Se invece il gelato non possiamo prenderlo, allora lui si beve un succo di pomodoro condito.
Immagino che anche Valducci avrà del tempo libero. Cosa fa?
Ama molto lo sport. Compie 15 km di corsa ogni due giorni, ama la caccia, la natura. Ha un grande difetto: tifa Inter e quando non può guardarla in tv o allo stadio mi chiede sempre di tenerlo aggiornato e allora faccio il Caressa via sms.
Arrivato a Roma hai fatto gavetta e imparato tanto, ma hai avuto mai l’impressione di esserti perso qualcosa?

Non lo so, ma a chi si avvicina a questo mondo dico: porterete via tanto, ma lascerete altrettanto. Dovete mettere le cose sulla bilancia e vedere ciò che pesa di più. Io ho lasciato lo sport, gli affetti famigliari, qualche vecchio amore, il mio ristorante (i genitori hanno un tradizionale ristorante sul lago di Bolsena nel quale lavoro sempre con meno assiduità), il mio cane: Asia. Ma la politica è la mia vita e pesa tanto sulla bilancia del mio futuro.
Riesci a conciliare tutti i tuoi impegni?
Per ora sì. Non so testare le mie capacità e le mie competenze, forse è troppo presto, ma una certezza ce l’ho: un grande impegno costante. Grazie alla mia perseveranza riesco a seguire come assessore il mio Comune (Bolsena). Allo stesso tempo seguo gli spostamenti sul territorio con i Club, che coordino sul piano organizzativo insieme ad una segreteria molto efficiente, e cerco il più possibile di sviluppare le mie capacità per dare un contributo positivo all’Anci.
Sono sempre in macchina, in aereo o in ufficio, ma riesco a trovare il tempo per gli amici, per la mia Bolsena…e per la mia vita privata.
Da pochi giorni i Club della Libertà hanno compiuto un anno: hai tirato le somme?
I Club sono nati sotto la diffidenza del mondo politico, ma Silvio Berlusconi ci ha creduto sin dall’inizio, seguendoli molto da vicino. Ora sono una realtà importante, sono il territorio, la militanza, si propongono come innovatori contro un sistema fatto di tessere e correnti. Sono la novità nel Popolo della Libertà. Viva i Club.

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