Politica

Fini e Berlusconi: tanti perché e una sola domanda

A prescindere dal risultato, cosa ci rimarrà di questa campagna elettorale? Scarso gioco di squadra. A partire dai due leader del Pdl:Fini e Berlusconi.
Resta da capire cosa ha scaturito questo scontro ed è quello che molti tentano di fare da quando si grida alla guerra intestina tra Berlusconi e Fini. C’è chi vede uno scontro tra ‘moderati’ e ‘riformisti di destra’ (passatemi l’anacronismo storico). C’è chi la vede come un duello tra chi si prende cura del programma di Governo e chi preferisce sacrificarsi per un piano politico a lungo termine. C’è chi lo vede come lo scontro tra l’idea di leadership e quella di followship, cioè tra chi si prepara alle riforme, anche impopolari, e chi ha paura dei cambiamenti radicali e prosegue per correttivi. C’è chi la vede come una guerra tra ‘garantisti’ e ‘giustizialisti’ (sempre di destra) e chi invece ironizza, richiamando la lotta a quella tra Sansone e i Filistei, senza badare che entrambi, insieme, non collezionano un numero sufficiente di capelli per dare il ‘lieto’ fine all’episodio biblico. Poi ci sono i giornali, che ingnorano la necessità dello scontro, ma lo aizzano, o bramosia di vendite o per combattere la deriva della carta stampata, o per dare esempio di ‘parole in libertà’. C’è chi parla di guerra istituzionale: il Parlamento sta al Governo come la maestra allo scolaro. C’è chi lo vede come lo scontro tra ‘perbenismo’ e ‘libertinismo da setta del Libero Spirito’. C’è chi la vede come l’incontro tra lo ying e lo yang, tra il bene e il male, tra l’amore e l’odio. C’è chi ne fa una questione di colori e s’indispettisce quando vede il Nero sbiadirsi, per mischiarsi con un po’ d’Azzurro e un pizzico sempre più massiccio di Verde. C’è chi ne fa l’ennesimo duello tra Palazzi, l’ennessima lotta a colpi d’agenzie. C’è chi non osa dare giudizi, ma imita e s’impersonifica nei personaggi, guardando con inviadia la lotta tra i Poteri forti. C’è chi immagina un coflitto scaturito tra vecchia e nuova massoneria. C’è chi nel delirio dà colpa al Papa, ma poi ci ripensa, si fa il segno della croce e sposta le sue mire d’accusa nel profano:escort, ballerine e subrette, quelle che per Omero erano tutte le Elena del mondo. C’è chi la giustifica come la lotta tra il vecchio e il nuovo, senza pensare al paradosso: Fini (il nuovo) alloggia dalla Prima Repubblica, mentre Berlusconi (il vecchio) ha il ‘visto’ per i Palazzi dal dopo-tangentopoli. Ed è così che diventa quasi una lotta tra acari. C’è chi sente Fini come una fastidiosa ‘vocina nel cervello’, chi lo vede come la speranza e chi come la rovina. C’è chi non vede conflitto. C’è chi trova la causa nel Presidenzialismo e chi incolpa Maroni come protagonista nell’ombra. Poi ci sono gli intellettuali: per loro è una corsa a quanti libri riusciranno a scrivere sul caso; a chi la spunterà tra Cacciari e Veneziani; a come riuscirà Revelli ad incastrare lo scontro tra i due Titani nei suoi schemi di politica moderna. Poi c’è tanta, ma tanta gente, che non sa darsi una risposta e magari neanche la cerca. E alla fine, in un angolo, ignorati, ma numerosi e determinanti in una democrazia della rappresentanza c’è la gente, e a farle compagnia c’è la personificazione della confusione, che si è sostituita alla politica da quando l’Italia ha iniziato ad avere quache difficoltà nel riconoscere il leader del suo Paese, inteso come Capo di Governo.
A questo punto i politici devono dare la loro risposta a questa semplice domanda: come si può non Governare con una maggioranza schiacciante in Parlamento? La domanda è di Domenico: vota Pdl, è un meccanico, ha 48 anni, e vive a Livorno. Fa parte della gente ‘confusa’.

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