Politica

Esclusiva a Gli Sgobboni: Vito Pastore si racconta

Lo potremmo definire un collaboratore a doppio incarico: capo segreteria della commissione Difesa alla camera, presieduta dall’On. Edmondo Cirielli, e consulente al Senato per il parlamentare Antonio Paravia, presidente della Paravia Elevators Spa. Si chiama Vito Pastore ed è un giovane di 32 anni con un passato nell’Esercito che gli ha insegnato a difendere la Patria e a svolgere il suo lavoro nel nome e nel rispetto della bandiera italiana. E’ un uomo della ex Alleanza Nazionale. Crede nei valori della famiglia, del lavoro, della giustizia e delle tradizioni.
Ha uno spiccato senso dello humor e la sua ironia non è mai casuale, ma sa essere tanto tagliente quanto saggia.
A chi gli chiede qual è il suo motto lui risponde: “Essere più che sembrare”.
Il suo biglietto da visita è la competenza, quella che ha sviluppato in tredici anni di politica.
A 16 anni vai via da casa per entrare nella prestigiosa scuola militare della Nunziatella di Napoli. Una scelta condivisa in famiglia?
Assolutamente no. Mia madre era contraria, ma io sentivo che dovevo fare questa esperienza. Volevo uscire dalla provincia barese e sfidare me stesso e le mie ambizioni. A oggi rimangono gli anni più belli della mia vita, dove ho sviluppato una particolare sensibilità per ‘l’amor patrio’ e ho imparato a gestire le complessità e la mia libertà (avevo solo tre giorni di libera uscita al mese).
Posso dire di avere vissuto il vero cameratismo, quello lontano da qualsiasi sudditanza; fatto dalla condivisione di valori di solidarietà, di spirito di servizio, di rispetto ed educazione alla vita civile e politica. E’ stato utilissimo imparare a gestirsi in una piccola comunità come la Nunziatella. Oggi riporto in scala maggiorata gli insegnamenti ricevuti per renderli efficienti nel quotidiano.
Perché non hai continuato la tua carriera nell’Esercito?
Per un problema di salute: la carenza di un enzima nel sangue mi impediva di assumere determinati alimenti o medicinali che rischiavano di provocare alterazioni nel sangue. E’ stata una notizia traumatica per chi, come me, in quegli anni aveva sempre sognato una vita con le ‘stellette’. Oggi abbiamo modificato quel parametro di idoneità, così da permettere a molti ragazzi di proseguire la carriera militare, ma in quegli anni fui costretto ad abbandonare la passione della mia vita. Non mi sono dato per vinto e mi sono iscritto all’Università l’Orientale di Napoli. Nello stesso periodo mi sono avvicinato ad Azione Giovane, movimento giovanile di Alleanza Nazionale.
Come militante?
Esattamente. E’ stato un percorso formativo che oggi è sempre più carente nella realtà politica. Iniziare dalla base mi ha insegnato ad amministrare il vero fabbisogno e a prendere decisioni di necessità, piuttosto che decisioni di prestigio. Quello che la politica spesso dimentica è che la gente vuole migliorare la sua vita nelle piccole cose della quotidianità e capire il vero fabbisogno è possibile solo se si conosce il proprio territorio a fondo, prima come cittadino e poi come politico.
E’ difficile oggi dichiararsi uomo di destra?
No. Il problema è essere veramente di destra. I valori della Patria, della famiglia e del lavoro che contraddistinguono un uomo di destra, da un uomo di sinistra o di centro, rientrano sempre meno tra i primi posti nella scala dei valori. Questo succede sia in politica, sia tra la gente. E’ una deriva dei valori che investe tutta la nostra area politica, tanto che molte persone dovrebbero iniziare ad interrogarsi politicamente e a mettere sulla bilancia il peso dell’individuo nella collettività.
Parli di Fini? 
Parlo della classe politica in generale. Fini è un uomo criticabile per le sue scelte e per i suoi metodi, ma è un avanguardista: alla fine si rivela sempre fonte d’insegnamento per qualsiasi ex An. Lui, a differenza di molti altri, riesce a far sorgere il dubbio e a far riflettere. A volte sposi il ‘Fini pensiero’, mentre altre volte grazie a lui fortifichi le tue convinzioni. 
E a proposito del suo ultimo colpo di coda?
Spero torni sui suoi passi. Fini non ha tutti i torti, ma questa volta ha commesso un errore di metodo, piuttosto che di merito. Fini deve ricordare che per nessuno di noi è stato facile fonderci, dall’oggi al domani con il partito di Forza Italia, ma in quanto militanti e soprattutto rispettosi e fiduciosi nella scelte di chi guida il partito, non abbiamo indugiato. Abbiamo capito che l’Italia e An avevano bisogno di costruire con Fi un grande partito popolare che valorizzasse entrambi i percorsi politici. Abbiamo fatto sintesi. Ora, tornare a una divisione creerebbe solo confusione e perdita di elettorato. Noi fino ad oggi abbiamo ascoltato ‘i colonnelli’, anzi il Presidente, ma è ora che loro ascoltino la base.
Oggi segui un senatore e un deputato. Cosa li rende ‘straordinari’?
Il senatore Antonio Paravia è un uomo straordinario per la sua storia: ultimo di dieci figli, è riuscito a tirare su un’azienda leader in Italia nella produzione e manutenzione di ascensori. La vera follia però è ceracre quotidianamente di applicare questo suo modello efficientista alla politica, che efficiente non è. Il Presidente Cirielli non ha nè sabati né domeniche. Lavora 15 ore al giorno e non si pone il problema del doppio incarico, ma cerca di dimostrarsi efficiente e risolutivo in ogni sua decisione.
Di chi non dovrebbero mai fare a meno il ministero della Difesa e il ministero dello Sviluppo economico?
La Difesa non potrebbe mai fare a meno del lavoro esemplare svolto dal Capo di Stato Maggiore Vincenzo Camporini, mentre il ministero dello Sviluppo Economico ha la fortuna di avere al vertice un uomo come Scajola. Uomo efficiente e di rigore, che si pone obiettivi concreti e li raggiunge con successo.
La tua opinione su Emergency.
L’errore sta nella gestione. Il fine è ammirevole, ma raggiungerlo diventa un’utopia se messo in mano alle Organizzazioni Non Governative.  Non sono contro le Ong in generale, ma non sposo il loro metodo quando i loro interessi interferiscono in situazioni delicate come la difesa e la tutela di territori in guerra. In questi casi servirebbe una cooperazione governativa di tipo produttivo guidata dalle forze armate, in modo da tutelare tutti gli interessi dei Paesi in conflitto.
Facendo un discorso basato sui margini di infallibilità è noto che il più delle volte gli interessi privati perseguiti da queste Ong si basano più sulla tutela del finanziatore che su quella del civile in difficoltà. 
Oramai il servizio militare è diventato arruolamento volontario. Cosa ne pensi?
Secondo me il servizio militare prima di essere un obbligo è un insegnamento di vita, ma questo non vuol dire che non sia d’accordo con la nuova normativa. E’fondamentale però per lo Stato gestire al meglio il passaggio tra il servizio di leva di ieri e il sistema professionale che è oggi. L’arruolamento volontario ha trasformato il servizio militare in una professione e in quanto tale è diritto di chi presta servizio godere di benefit sociali che tutelino ‘il lavoratore’ e la sua famiglia. Basta pensare che anni fa la spina dorsale delle forze armate, quella che noi chiamiamo truppa, era composta da giovani di 18/20 anni, ma oggi sono per lo più ragazzi di trent’anni con una famiglia e dei figli che non godono di strutture e servizi adeguati per la normale conduzione di un equilibrio famigliare. Siamo alle solite: buone idee, ma pessima organizzazione.  

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