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Viaggi A Voce Alta: Berlino

Berlino è una città moderna, che da un punto di vista architettonico non può neanche lontanamente competere con altre capitali europee quali Londra o Parigi, ma che, tuttavia, ha un fascino particolare e non facilmente dimenticabile. E’ necessario passarci almeno tre o quattro giorni per scoprirlo, ma una volta entrati nell’atmosfera del cielo plumbeo berlinese non si ha più voglia di tornare a casa.
Si tratta del fascino di una storia recente, che si rivive in decine di angoli della Capitale tedesca, e dell’orgoglio di un popolo vivo che talvolta da l’impressione di non voler ricordare cosa è stato il suo passato, ma che allo stesso tempo si proietta verso un futuro in cui è necessario non dimenticare.
Berlino di ieri sono i bunker, alcuni dei quali oggi ancora visitabili grazie al lavoro dell’associazione Berlino Underworld, dal fascino inquieto; si immagini solamente come molti di essi sbuchino nelle fermate della metropolitana e sono stati utilizzati sino ai primi anni ’90.
Berlino di oggi è una concezione in progress dei nostri “italianetti” centri sociali, e vengono intesi come un’evoluzione di quella che fu l’idea originale della Comune di Parigi del 1871: luoghi in cui la cultura indica la strada del futuro ed è aperta, a 360 gradi, a tutte le realtà umane che possono arricchire la conoscenza. Ed in questo senso, è assolutamente necessario visitare almeno il Tacheles, uno tra i centri socio-culturali più grandi d’Europa.
Berlino di ieri è un muro, unico feticcio capace di accomunare due mondi così lontani; Berlino di oggi è una striscia gialla sull’asfalto che, al posto di quel muro, cerca di tramutarsi in cerniera tra est e ovest.
Berlino di ieri e Berlino di oggi è Check Point Charlie, dove soldati armati di fucili, ieri veri, oggi finti, sembrano squadrare i passanti e domandarsi se hanno l’autorizzazione a passare da una parte all’altra della città, e dove migliaia di persone hanno incontrato troppo presto la morte.
Berlino di ieri e Berlino di oggi è Ampelmann, o “omino del semaforo”, fino al 1989 rappresentante di una delle tante differenze tra le due anime avverse della città, ora un simbolo, inconfondibile, di ciò che rappresentò un conforto per milioni di cittadini dell’est che vedevano in un muro non particolarmente alto il limite invalicabile ai propri sogni.

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