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Dl crescita: stop alla proroga per Radio Radicale

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Sono più di un terzo, oltre 540 gli emendamenti al decreto Crescita che non passano il vaglio dell'ammissibilità. Tra questi, sono state ritenute inammissibili tutte le proposte di proroga della convenzione per Radio Radicale, a partire dall'emendamento della Lega a firma Capitanio che proponeva una proroga di 6 mesi della convenzione con Radio Radicale, con una copertura di 3,5 milioni di euro

I gruppi avranno tempo fino alle 14.15 per presentare i ricorsi. Poi si dovrà passare a segnalare non più di 500 emendamenti, come deciso dalle commissioni Bilancio e Finanze della Camera, per iniziare a votare a partire dal 28 maggio.

 

Su Twitter Filippo Sensi, deputato del Pd, in merito allo stop alle proposte di modifica al dl crescita che puntavano a prorogare la Convenzione per Radio Radicale annuncia «faremo ricorso» e aggiunge «A che gioco stanno giocando sulla pelle di lavoratori e diritto all'informazione? Si prendono una responsabilità gravissima» I dem avevano presentato tre emendamenti a prima firma Sensi. Secondo quanto viene riferito, anche la Lega presenterà ricorso, l'esito dei ricorsi nelle commissioni Bilancio e Finanza delle Camera si saprà in serata.

 

La senatrice di La Sinistra Loredana De Petris, presidente del gruppo Misto denuncia « La Maggioranza vuole silenziare voce a disposizione cittadini. Oggi scade la convenzione con il Mise di RadioRadicale e proprio oggi le commissioni Bilancio e Finanze della Camera hanno dichiarato inammissibile l'emendamento della Lega con la proroga della Convenzione. E' evidente che la maggioranza e soprattutto il Movimento Cinque Stelle è decisa a chiudere una delle voci principali a disposizione dei cittadini da decenni» .

 

La presidente De Petris prosegue «Come l'Agcom ha riconosciuto e come è chiaro per tutti Radio Radicale svolge un servizio pubblico inestimabile e il suo archivio è un patrimonio prezioso di questo Paese. Da oggi questo servizio non sarà più disponibile, per il capriccio prepotente di una forza politica che fa, in questo come in molti altri casi, il contrario esatto di quanto predica» e conclude «E' fondamentale e urgentissimo trovare immediatamente una via per prorogare la convenzione ed evitare la chiusura di Radio Radicale. Sarebbe un danno enorme per l'informazione, per la libertà e per l'intero Paese»

 

All'Agi la componente del Comitato di redazione di Radio Radicale, Lorena D'Urso, dopo la dichiarazione di inammissibilità arrivata questa mattina agli emendamenti sulla proroga ha dichiarato «Se lo stop alla proroga della convenzione per Radio Radicale dovesse essere confermato, dal momento che è già scaduta ieri, non chiudiamo oggi o domani ma resisteremmo massimo un paio di mesi. Gli stipendi di maggio sono garantiti, ma quelli di giugno no».

 

La D'Urso aggiunge «Quella di stamattina è una notizia negativa ma aspettiamo di sapere, entro le 19, la parola definitiva, quella dei presidenti delle commissioni Bilancio, Borghi (Lega), e delle finanze Ruocco (M5s). Poi valuteremo come muoverci» e sottolinea «Gli emendamenti erano presentati da tutte le opposizioni, ma c'era anche quello dalla Lega. Le parole di Di Maio che avevano parlato della possibilità di trovare una soluzione e l'apertura di Salvini ci avevano fatto ben sperare. Ora bisognerà capire, prosegue, se hanno dichiarato l'inammissibilità per un problema tecnico, perché non omogeneo al dl Crescita, o se è un motivo più politico. Di certo, la notizia è negativa. Vediamo se si può rimediare».

 

Radio Radicale ha convocato una conferenza alle 14.30 in sala stampa a Montecitorio, all'indomani della scadenza della convenzione con il Mise per la trasmissione in diretta delle sedute parlamentari non rinnovata dal Governo Conte. Interverranno il Direttore di Radio Radicale Alessio Falconio, l'Amministratore delegato di Radio Radicale Paolo Chiarelli, l'editore Maurizio Turco e, in collegamento telefonico dall'ospedale San Carlo di Nancy, Roberto Giachetti da ieri ricoverato in conseguenza dello sciopero della fame e della sete contro il mancato rinnovo della proroga da lui avviato.

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