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Elezioni Europee, proiezioni UE: PPE primo con 182 SEGGI, Socialisti a 147

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Popolari del Ppe in testa con 182 seggi, a seguire socialisti (147), liberali (109), verdi (69), conservatori e riformisti (59), nazionalisti (58), Europa delle libertà e della democrazia diretta (54) e sinistra (38): questa, secondo proiezioni diffuse a Bruxelles, la composizione per gruppi del nuovo Parlamento Ue. I dati, si legge in una nota, sono basati su risultati finali o parziali in 26 Paesi e su sondaggi in altri due, Regno Unito e Irlanda. I numeri definitivi riguardano Repubblica Ceca, Croazia, Cipro, Finlandia, Francia, Germania e Slovacchia. Nel nuovo Parlamento Ue i seggi saranno 751.

«I populisti non hanno vinto le elezioni, ma le hanno vinte le forze pro-Ue di tutto lo spettro politico»: lo ha detto il portavoce della Commissione Ue Margaritis Schinas.

Guardando ai risultati paese per paese, in Spagna, il Partito socialista spagnolo (Psoe) ha vinto anche le elezioni municipali, prendendo o confermando il controllo di 28 comuni ai quattro angoli della penisola iberica, Ma non ce l'ha fatta a Madrid, finita nelle mani delle destre, e a Barcellona controllata dagli indipendentisti. Gli altri dati salienti del voto di domenica sono il forte calo del Partito Popolare (PP), il mancato sfondamento di Vox e una forte l'affluenza alle urne – in linea con le tendenze per questo tipo di scrutinio – con la partecipazione del 68,23% degli aventi diritto. Ed e' stata -come ha scritto il quotidiano 'El Pai's' -una "vittoria agrodolce" per il partito del premier socialista riformista Pedro Sanchez: pur avendo rafforzato ulteriormente la sua posizione sullo scacchiere politico nazionale dopo le legislative del 28 aprile, ha perso la guida dell''Ayuntamiento' della capitale, un incarico cruciale ricoperto negli ultimi cinque anni da Manuela Carmena. Una sconfitta probabilmente dovuta alla divisione della sinistra in questa municipalita' e al cattivo risultato di Podemos (sinistra radicale), un "fiasco" come ha scritto qualcuno, che spiana la strada al governo di Popolari, Ciudadanos e Vox. E con ogni probabilita' la nuova presidente del comune di Madrid sara' Isabel Di'az Ayuso, sulla quale ha scommesso Pablo Casado, il leader dei Popolari (una scelta che era stata molto criticata durante la campagna elettorale). A Barcellona la poltrona e' invece andata al candidato indipendentista Ernest Maragall, con la sua Sinistra repubblicana di Catalogna (ERC), che e' riuscito ad avere la meglio sulla sindaca uscente della sinistra radicale, Ada Colau. Nel capoluogo catalano schiaffo anche per l'ex primo ministro francese, il socialista Manuel Valls, sostenuto dal partito liberale anti-indipendentista Ciudadanos, in quarta posizione, con solo il 13% dei consensi. Nonostante il crollo del Partito Popolare (PP) anche alle municipali, Rivera è riuscito tuttavia ad evitare il sorpasso dei centristi di Ciudadanos, terza forza politica alle europee. E il premier Sanchez ha gia' chiesto al suo leader Albert Rivera di rimuovere il veto a negoziare con il suo partito. «Il Psoe è ampiamente la prima forza politica del Paese. Gli spagnoli condividono le ricette che stiamo attuando da quando governiamo. Laddove il Psoe non può governare sarà perché le destra si allea all'estrema destra. Sarà una responsabilità del PP e di Ciudadanos» ha detto il premier spagnolo, che così ha voluto mettere pressione su Rivera, appellandosi al suo «senso di responsabilità». Più complicata, invece, l'analisi del risultato del partito di estrema destra Vox: pur molto mediocre anche alle municipali, il partito di Santiago Abascal acquista un inedito peso perche' senza di lui la destra non potra' governare a Madrid e in altri comuni importanti. Per giunta in alcuni comuni Ciudadanos e il Partito Popolare potrebbero decidere di trattare con il partito di estrema destra, come già accaduto in Andalusia. Pur non avendo ottenuto grande successo alle urne, alle fine Vox si trova quindi tra le mani un potere inedito anche al livello municipale

In Francia le elezioni Europee sono state una replica delle presidenziali del 2017. E' quanto afferma il quotidiano francese "Le Figaro", spiegando che il Rassemblement National e La République en marche del presidente Emmanuel Macron hanno fatto il vuoto attorno a loro. I due rivali hanno cristallizzato il paesaggio politico sulla loro sfida, che si è trasformata in un voto a favore o contrario al capo dello Stato. L'impressione adesso è che sia aumentata la "bipolarizzazione" della politica francese, ormai concentrata solamente su due partiti. Le Pen, che ha vinto queste elezioni capovolgendo il risultato di due anni fa con il 23,31 per cento delle preferenze, ha dimostrato di avere una base solida, confermando la posizione del suo partito come unica vera forza di opposizione. Tuttavia, la leader dell'estrema destra adesso deve fare di tutto per ampliare il suo elettorato e per sperate di mettere veramente in difficoltà Macron. Dal canto suo, il presidente si prepara ad affrontare la seconda fase del suo mandato con l'obiettivo di tornare a convincere i francesi.

In Germania, le elezioni Europee tenute ieri, 26 maggio, hanno visto i Verdi affermarsi nelle grandi città, mentre Alternativa per la Germania (AfD), partito di destra che raccoglie consensi anche tra gli ambienti estremisti, avanza nei Laender orientali, suo tradizionale bacino elettorale. E' quanto scrive oggi il quotidiano tedesco "Frankfurter Allgemeine Zeitung", spiegando che alle Europee i Verdi si sono affermati come secondo partito della Germania con il 20,5 per cento dopo l'Unione, la coalizione conservatrice formata al Bundestag da Unione cristiano-democratica (Cdu) e Unione cristiano-sociale (Csu) al 28,9 per cento. In particolare, gli ecologisti vincono nelle grandi città come Berlino, Amburgo, Colonia, Francoforte sul Meno e Monaco di Baviera, nonché in aree rurali già tenute dal Partito socialdemocratico tedesco (SpD), ormai terza forza in Germania con il 15,8 per cento. Tuttavia, nonostante la propria "offensiva a est", i Verdi non sfondano nei Laender orientali, che rimangono saldamente controllati da AfD. All'11 per cento ottenuto alle Europee su scala federale, AfD aggiunge il 22,1 per cento in Brandeburgo e il 30,1 per cento in Sassonia, affermandosi in entrambi i Laender come prima forza. In Turingia, il dato e' al 23,8 per cento. Le letture sono di particolare importanza poicé', tra settembre e ottobre prossimo, i tre Laender andranno al voto per il rinnovo dei rispettivi parlamenti. Per quanto riguarda il resto della Germania orientale, AfD e' al 20 per cento in Sassonia-Anhalt e al 19,8 per cento in Meclemburgo-Pomerania anteriore

E in Gran Bretagna, pressing pro Brexit in casa Tory, pressing anti Brexit nel Labour. L'effetto del risultato del voto britannico alle Europee, pessimo per i due grandi partiti tradizionali, è una spinta verso la radicalizzazione delle posizioni: se fra i conservatori – fagocitati da Nigel Farage – si rafforzano i sostenitori di un'uscita dall'Ue a qualunque costo, anche senz'accordo, fra i laburisti – azzoppati soprattutto dalla concorrenza pro Remain di LibDem e Verdi – si moltiplicano le voci di chiede al leader Jeremy Corbyn di smetterla con gli equilibrismi e di schierare decisamente il partito in favore di una campagna per un secondo referendum. Non si tratta solo di oppositori interni come il deputato David Lammy – secondo il quale la leadership del Labour "dovrebbe vergognarsi" – ma anche di figure del governo ombra: da Keir Starmer (responsabile proprio del dossier Brexit), a due fedelissimi di Corbyn come John McDonnell (cancelliere dello Scacchier onbra) e Diane Abbott (Interni), la quale ultima chiede "chiarezza a favore di un nuovo People's Vote

Con la vittoria del partito Diritto e giustizia di Jaroslaw Kaczynski alle Europee, in Polonia ci si avvia verso un rimpasto di governo. Lo ha annunciato il capo di gabinetto del premier Mateusz Morawiecki precisando che le decisioni saranno prese dopo le consultazioni con il leader del partito vincente. Secondo i dati della Commissione elettorale basati sui risultati dal 99,31 seggi, Pis ha vinto con 45,56% delle preferenze contro la Coalizione europea che ha avuto 38,3% dei voti. Il terzo partito sopra la soglia del 5% e' Wiosna (Primavera) di Robert Biedron con 6,04% dei voti. Il rimpasto è necessario perché fra i nuovi eurodeputati eletti ci sono la vicepremier Beata Szydlo (con 525 mila voti, ha preso il massimo delle preferenze su scala nazionale), e tre ministri: Beata Kempa (senza portafoglio), il ministro degli Interni Joachim Brudzi?ski e quello dell'Istruzione Anna Zalewska.

Affluenza record (42,3%) e vittoria travolgente di Fidesz, il partito del premier Viktor Orban, alle europee in Ungheria, dopo una campagna tutta giocata in chiave anti-immigrazione. Secondo i dati quasi definitivi dell'ufficio elettorale nazionale, diffusi domenica sera, Fidesz ha ottenuto il 52,3% dei voti. Secondo partito sono i democratici (Dk) con il 16,3%, poi Momentum (liberali) al 9,7%, i socialisti (Mszp) al 6,6% e Jobbik (nazionalisti) al 6,5%. Sotto lo sbarramento di 5% tutti gli altri partiti, prima di tutto i Verdi (Lmp), gli estremisti di destra e le altre formazioni minori. I 21 eurodeputati che spettano all'Ungheria sarebbero cosi' ripartiti: 13 a Fidesz, democratici 4, Momentum 2, socialisti 1, Jobbik 1. Gli eletti dei democratici e dei socialisti aderiranno certamente al gruppo socialista (S&D) a Strasburgo, quelli del Momentum al gruppo liberale (ALDE), il deputato di Jobbik al gruppo degli indipendenti, mentre è ancora in bilico l'appartenenza futura degli eletti di Fidesz, sospeso dal Ppe. «Sceglieremo il nostro gruppo in funzione della politica futura del Ppe», ha avvertito il premier Orban, lasciando aperta la questione

Il presidente della Serbia, Aleksandar Vucic, ha fatto le proprie congratulazioni al premier ungherese Viktor Orban per il risultato ottenuto in occasione del voto per il rinnovo del parlamento europeo. Secondo una nota emessa dalla presidenza serba della Repubblica, Vucic ha rivolto ad Orban le proprie congratulazioni attraverso una conversazione telefonica. Il premier ungherese ha dichiarato che dopo questa "vittoria record" si dedicherà alle questioni che riguardano da vicino l'Ungheria e la popolazione ungherese, ma anche all'ulteriore sviluppo delle relazioni bilaterali con la Serbia. Orban ha infine ribadito il sostegno dell'Ungheria al percorso europeo della Serbia.

In Slovenia stando ai risultati finali pubblicati sul sito della Commissione elettorale nazionale, hanno votato 482.300 cittadini, pari al 28,29% degli elettori. Con il 99,91% delle schede scrutinate, il ticket formato da Partito democratico sloveno (SDS, conservatore) e Partito popolare sloveno (SLS) ha raccolto oltre il 26,43% delle preferenze, seguito dai Socialdemocratici (SD), al 18,64%, e dalla Lista del Primo ministro Marjan Sarec (LMS), che è ora la terza forza del paese, con il 15,58%. Riesce a mandare un deputato a Strasburgo anche il partito dei cristiano-democratici di Nuova Slovenia (NSi), che ha ottenuto l'11,07% delle preferenze. Fra i delusi rimasti all'asciutto figurano gli altri partiti dell'esecutivo di minoranza, dalla Sinistra (Levica), ferma al 6,34%, al Partito dei pensionati (DeSUS), che ha ottenuto il 5,66% dei voti. Intorno al 4% il Partito di Alenka Bratusek (SAB), che ha ottenuto solo una manciata di voti in più del Partito nazionale sloveno (SNS) di Zmago Jelincic. Male il Partito moderno di centro (SMC) guidato da Miro Cerar, ministro degli esteri del governo Sarec, che ha ottenuto l'1,6% dei voti.

I cittadini romeni hanno votato a favore dell'Europa, per un paese in cui ladri e criminali stanno in prigione. Lo ha detto il presidente della Romania, Klaus Iohannis, in una dichiarazione stampa dopo l'annuncio dei risultati parziali delle elezioni europee di ieri in Romania. «Più di 6 milioni di romeni hanno detto di Si' al referendum che ho convocato per il futuro della Romania e hanno dato una dura lezione al populismo, alla demagogia e al discorso anti-europeo e alle azioni contro la giustizia promosse nella campagna elettorale non solo dal Partito socialdemocratico ma anche da altri. Ieri ha vinto la Romania europea, dove i ladri e i trasgressori sono in prigione e non alla guida dello Stato. La mobilitazione dei romeni sia nel paese che all'estero è stata impressionante. Questo voto dimostra che la democrazia e' maturata, che capiscono quale arma potente sia il voto», ha detto Iohannis, il quale ha anche elogiato il fatto che tra coloro che hanno votato al referendum sulla giustizia, organizzato contestualmente al voto europeo, ci sono anche elettori del Psd.

I liberali di centrosinistra di Progressive Slovakia (Ps) della neo-presidente Zuzana Caputova hanno vinto le Europee in Slovacchia col 20,11%, secondo i dati definitivi diffusi dal Parlamento europeo. Sconfitta per i socialdemocratici dell'ex premier Robert Fico, al 15,7% (-9% rispetto a 2014). Affermazione a sorpresa dell'estrema destra di SNS, terzo partito al 12% (+10 rispetto alle precedenti elezioni).

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