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NUCLEARE. SE PRESTIGIACOMO PRENDESSE UN MOMENTO DI RIFLESSIONE…

Nel giorno dei festeggiamenti per l’unità d’Italia si sono imposte a proposito della realizzazione in Italia di centrali nucleari due dichiarazioni destinate a far discutere, e molto. La prima è del ministro Prestigiacomo, così riportata dall’agenzia Dire: “E’ finita, non possiamo mica rischiare le elezioni per il nucleare. Non facciamo cazzate. Bisogna uscirne ma in maniera soft. Ora non dobbiamo fare nulla, si decide tra un mese”. Le dichiarazioni del ministro dell’Ambiente, competente per delega sulla scelta nucleare, sarebbero stata ‘catturate’ dai colleghi della Dire all’interno di un dialogo fra la stessa Prestigiacomo, il portavoce del premier Bonaiuti e il ministro dell’Economia Tremonti. Mentre scriviamo Prestigiacomo non ha ancora smentito le sue dichiarazioni che, anzi, vengono riportate anche da altre agenzie di stampa. In attesa che l’esponente politico siciliano si decida a chiarire l’accaduto, noi preferiamo proporvi quanto ha detto Umberto Veronesi che, di fronte ai drammatici eventi nipponici, si è espresso esattamente come vorremmo facessero tutti gli esponenti politici italiani, primo fra tutti il ministro dell’Ambiente e quello dello Sviluppo economico. Ecco cosa ha detto il presidente dell’Agenzia per la sicurezza nucleare: “Le gravi vicende dei quattro reattori giapponesi impongono inevitabilmente a chi, come me, ha deciso di  occuparsi di sicurezza degli impianti nucleari e di salvaguardia della popolazione, di mettere da parte lo sgomento e prendersi una pausa di riflessione profonda. Le caratteristiche di eccezionalità degli eventi giapponesi, dove al terremoto si è associato lo tsunami e poi  l’incidente atomico, ha risvegliato in tutti noi paure ataviche e visioni apocalittiche, oltre che dolore e solidarietà sincera per la gente e per gli eroi, tecnici e scienziati, che tentano in ogni modo di salvarla. Io rimango convinto che il mondo non può fare a meno del nucleare per sopravvivere, tenendo conto che  petrolio, carbone e gas hanno i decenni contati e che sono nelle mani di pochissimi Paesi,  che stiamo avvicinandoci ai 7 miliardi sul Pianeta con bisogni sempre maggiori di energia, e che le altre fonti di energia non sono attualmente  sfruttabili  in modo tale da assicurare la copertura del fabbisogno.  Dopo l’incidente delle centrali nipponiche tuttavia non posso evitare di pormi degli interrogativi. A cominciare dai sistemi di sicurezza delle centrali di Fukushima: perché non sono stati in grado di essere attivati con efficacia? Dobbiamo concludere che erano insufficienti? Mi domando poi – prosegue l’oncologo – se i modernissimi reattori di terza generazione avanzata di cui vorremmo dotarci avrebbero resistito a uno tsunami di quella portata, e se  siamo sicuri che sia più opportuno e più sicuro avere pochi reattori di grande taglia, piuttosto che dotarci di una rete di mini reattori. Per rispondere a queste e ad altre domande, vorrei personalmente approfondire e riesaminare i piani (che peraltro ho sempre ritenuto eccellenti) di sviluppo nucleare del nostro Paese, anzi dell’Europa. Noi abbiamo il vantaggio di ripartire da zero e di poter fare scelte libere da vincoli e siamo quindi nelle condizioni migliori per decidere con coscienza, prudenza,  intelligenza, e senza fretta”. Lo scienziato, insomma, ha parlato da scienziato: non facciamoci prendere dall’emotività e dalla paura o, se preferite, non diciamo cazzate. Valutiamo attentamente tutti i parametri e le tecnologie per assicurarci il massimo livello possibile di sicurezza, ma sapendo che “il mondo non può fare a meno del nucleare per sopravvivere, tenendo conto che  petrolio, carbone e gas hanno i decenni contati e che sono nelle mani di pochissimi Paesi,  che stiamo avvicinandoci ai 7 miliardi sul Pianeta con bisogni sempre maggiori di energia, e che le altre fonti di energia non sono attualmente  sfruttabili  in modo tale da assicurare la copertura del fabbisogno”. Forse anche al ministro dell’Ambiente farebbe bene un momento di riflessione, dopo la sconvolgente serie di calamità che si sono abbattute e si stanno abbattendo sulla terza economia del pianeta.

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