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Donne, la primavera araba che non è mai sbocciata

Donne in Egitto

Quando è cominciata la rivoluzione del Maghreb, sembrava aver introdotto almeno un virus positivo: l’emancipazione della donna in quelle terre.
Sono tante le storie di donne coraggiose che in questi giorni hanno lottato per liberare i loro Paesi. Sicuramente, Lina Beh Mhenni più nota come “Tunisian Girl”: grazie al suo blog, la giovane tunisina ha potuto denunciare gli scontri nel suo Paese e in tutto il Mediterraneo. Ma anche la giornalista dello Yemen Tawakol Karman, tra le fondatrici di “Women Journalists Without Chains”, che è stata arrestata più volte perché sta guidando la rivolta nel suo paese al grido «Guardate all’Egitto, vinceremo!».
Il mondo però non cambia dall’oggi al domani e dimostrare di poter scendere in piazza e di poter protestare non è sufficiente. Come accade da sempre, le donne sono le prime vittime delle guerre. Figurarsi questa volta che hanno “osato” recitare da protagoniste!
Le prime cattive notizie sono arrivate dall’Egitto, dove è intervenuta anche Amnesty International che ha chiesto alle autorità egiziane di indagare sulle gravi torture inflitte dai militari alle donne che hanno preso parte alle manifestazioni del Cairo. L’Organizzazione internazionale ha raccolto le testimonianze di alcune manifestanti, arrestate il 9 marzo in piazza Tahrir, che raccontano di essere state picchiate, sottoposte a scariche elettriche, obbligate a denudarsi mentre i soldati le fotografavano e infine costrette a subire un “test di verginità” (che è considerato tortura, se eseguito sotto coercizione!), sotto la minaccia di essere incriminate per prostituzione. Non si sono fatte attendere, quindi, notizie simili dalla Libia: alcuni medici di Ajdabiya hanno denunciato le numerose violenze sessuali sulle donne ad opera dei soldati, che avrebbero agito per punirle per aver espresso il loro sostegno ai ribelli.
È evidente che il problema non riguarda nello specifico la dissolutezza o la perversione dei soldati di Gheddafi o Mubarak, considerato che qualche settimana fa anche i nostri carabinieri sono stati accusati di aver violentato in caserma una donna che avevano precedentemente arrestato…
La sfida vera, piuttosto, è quella di far compiere un salto di civiltà globale alla condizione femminile, in modo che non venga più percepita con subalternità rispetto agli uomini né dagli uomini né tantomeno dalle donne stesse. 
(da l’Avanti! del 30 settembre 2011). 

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