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Il tentativo di linciare La Russa e la fine della civiltà

Popolo ViolaIeri un centinaio di manifestanti imbufaliti, gridando parole come «mafioso», «lecchino di Berlusconi», «vergogna» e altro, si è scaraventato addosso al ministro della Difesa, Ignazio La Russa, non appena questi era uscito dall’ingresso principale di Montecitorio.
La polizia, che oggi presidia l’area compresa tra la Camera e palazzo Chigi, aveva da poco interrotto il proprio servizio di vigilanza e gli altri ufficiali di pubblica sicurezza cui era demandato il controllo dell’area si sono dimostrati ampiamente incapaci di adempiere al proprio ruolo.
Il risultato? Il ministro ha rischiato il linciaggio, come neppure rischio Craxi visto che all’epoca i manifestanti del Pds (e qualcuno del Msi) che lanciavano le monetine, erano comunque ben arginati da carabinieri e poliziotti.
Solo l’accorrere di agenti in borghese destinati alle scorte di altri esponenti politici ha permesso a La Russa di rientrare dentro la Camera e di trovare riparo o, se si preferisce, di subire il ragionamento cristallino del capogruppo Pd Dario Franceschini, che ha detto all’incirca così: «il ministro è voluto uscire dall’ingresso principale, istigando i manifestanti con la sua presenza, dunque di cosa si stupisce?». Una roba che avrebbe fatto imbufalire chiunque, che ha infatti mandato su tutte le furie La Russa e che tuttavia non ci interessa. Altri hanno molto detto e scritto a favore e contro di lui, di Fini, della maggioranza e dell’opposizione. A noi interessa piuttosto sapere che fine ha fatto la civiltà, intesa come fondamento comune di confronto politico. Chi mai, anche nei mesi più bui del governo Prodi, si sarebbe sognato di rincorrere e aggredire con inusitata violenza il ministro della Difesa Parisi?
Chi pensa di poter costruire un Paese civile, moderno e con un qualche futuro di fronte a sé quando nella piazza del Parlamento un uomo delle istituzioni che – piaccia o non piaccia La Russa – nulla ha fatto di penalmente rilevante né di politicamente ributtante viene strattonato,
spinto, intimidito?
E infine – last but not least – chi erano i manifestanti? Si trattava di persone umili, disperate, senza lavoro e costrette da una esistenza di miseria e di frustrazione a rivolgersi a manifestare in modo violento la propria opposizione al rappresentante del governo?
No. Noi abbiamo visto: eravamo presenti nel momento in cui – inaspettatamente – costoro si sono abbattuti sul ministro. Di queste persone abbiamo visto le facce, abbiamo visto le bandiere – del Pd, dell’Idv, del popolo viola – e abbiamo ascoltato le grida, lanciate mentre Beppe Giulietti e Paolo Ferrero facevano salotto in mezzo alla piazza.
Ebbene, abbiamo visto con i nostri occhi e fotografato per voi, le bandiere del «Partito democratico Circolo Parioli». Pariolini, capito? Gente bene,
capito? Non Mirafiori, non Pomigliano, non Termini Imerese. Si è perso, e abbondantemente, il senso del limite. Fosse che fosse che ci
scappa il morto?

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