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Albania, è emergenza energetica

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Scritto da vocealta

albanian_t-shirtL’Albania si trova ad affrontare una crisi energetica che potrebbe avere pesanti ricadute anche sulle finanze del governo, costretto a finanziare l’acquisto di ingenti quantità di energia per poter garantire il rifornimento del paese. Le casse della Kesh, l’azienda statale di produzione di energia sono ormai vuote. Da un lato pesa la ridotta produzione locale, basata interamente sulle centrali idroelettriche e calata sensibilmente a causa della lunga siccità, dall’altro, il prezzo sempre in aumento dell’energia sui mercati internazionali, oltre alla crescita del fabbisogno interno che va soddisfatto con sempre maggiori quantità importate.

Le condizioni del tempo non sembrano essere favorevoli ed almeno per il mese di dicembre non sono attese, secondo le previsioni, piogge intense. «Se continuerà così, avremo bisogno di oltre 100 milioni di euro», ha dichiarato ai media il direttore della Kesh, Engjell Zeqo. Soldi che comunque dovrebbero essere garantiti dal governo. A differenza dello scorso anno, che si concluso con un guadagno netto di circa 110 milioni di euro, la Kesh riuscita ad esportare energia solo nei primi mesi del 2011, per poi indirizzare la produzione al rifornimento locale, iniziando nel frattempo ad importare per poter conservare le riserve dei bacini.

Infatti nel 2010 la produzione delle centrali idroelettriche stata di circa 7,7 miliardi di kWh, mentre quest’anno l’energia generata si dimezzata, scendendo a quota 3,7 miliardi di kWh. Altri 2,6 miliardi di kWh sono stati importati. Secondo i calcoli del dipartimento del Clima e dell’Ambiente dell’Università di Tirana «il 2011 l’anno con la maggiore siccità degli ultimi 50 anni. Rispetto al 2010 le quantità di pioggia sono circa il 70 per cento in meno, lo scorso ottobre e novembre il volume delle piogge stato di soli 30 millimetri», ha spiegato per l’emittente tv “Top Channel” il professore Petrit Zorba.

Le centrali idroelettriche in Albania stanno lavorando al minimo della capacit per evitare che il livello delle acque raggiunga quote critiche. In questo momento tale livello a dieci metri dalla soglia minima per mantenere gli impianti operativi, ma il consumo già ad altissimi livelli. Ogni giorno vengono importati circa 17 milioni di kWh, mentre la produzione locale non supera i 6 milioni. «Tutta la nostra regione sta vivendo una crisi di produzione. C’ una difficile situazione anche nel resto dell’Europa e di conseguenza i prezzi sul mercato sono saliti, a causa della grande richiesta di importazione», ha dichiarato ai media il direttore di Kesh, Engjell Zeqo, aggiungendo che comunque il rifornimento di elettricità sarà garantito. «Abbiamo già chiuso i contratti per l’acquisto di energia per il mese di dicembre. Si tratta della quantità necessaria per coprire la mancata produzione interna», ha detto Zeqo.

Le importazioni per i mesi di novembre e dicembre ammontano a circa 35 milioni di euro, che sono state pagati dal governo. La Kesh intanto, per garantire i fondi necessari per l’acquisto di energia, sta contattando anche gli istituti di credito. Sulla sua situazione finanziaria pesano anche alcune scelte del governo. Prima di tutto il contratto con la Cez, la società ceca che gestisce la distribuzione di energia. Secondo l’accordo, stipulato già al momento della privatizzazione dell’operatore di distribuzione, la Kesh dovrebbe garantire alla Cez il 70 per cento del fabbisogno nazionale, con una tariffa bassissima, di poco superiore ai costi della produzione locale.

Il problema che per rispettare gli obblighi contrattuali la Kesh, in periodi di calo di produzione interna, si trova costretta ad importare l’energia ai prezzi dei mercati internazionali, rivendendola alla fine a tariffe molto inferiori. Per agevolare la posizione della Kesh, il governo ha proposto che le grandi società industriali che consumano oltre 50 milioni di kwh all’anno, trovino fonti autonome per il rifornimento e non contino più sulla Cez. Sono in tutto 10 grandi imprese, il cui consumo rappresenta tra il 10-15 per cento del fabbisogno locale totale. La normativa che dovrebbe entrare in vigore a gennaio farebbe risparmiare alla Kesh circa 40 milioni di euro, ma d’altra parte ridurrebbe anche gli della Cez.

L’intero sistema energetico albanese si trova in difficolt finanziarie e le aziende operanti sono coinvolte in una serie di debiti reciproci che rischiano di ostacolare seriamente il loro normale funzionamento. La società ceca di distribuzione di energia Cez, ha un debito di 55 milioni di euro con la Kesh, l’azienda produttrice di energia, e di altri 20 milioni di euro con Ost, operatore del sistema di distribuzione. Da parte loro le istituzioni pubbliche e statali hanno accumulato un debito di circa 20 milioni di euro nei confronti della Cez.

Intanto tutte e tre le società del settore, non riuscendo a risolvere i problemi del debito, sembra vogliano parare la situazione con l’aumento delle tariffe. Una richiesta in tal senso è già stata presentata pubblicamente pochi giorni fa, durante un incontro organizzato dall’Ere, l’Autorità nazionale per l’Energia che decide sui costi. La Kesh ha chiesto che la tariffa attuale, con la quale rifornisce la Cez, venga triplicata. «Viste le grandi quantità di energia importate noi chiediamo che la tariffa sia tale da permetterci almeno di coprire i nostri costi», ha spiegato il direttore economico della Kesh, Artur Kurti. Un aumento del 20 per cento stato richiesto anche dall’operatore del sistema di Trasmissione.

La Cez, che distribuisce l’energia, ha offerto due varianti, proponendo o un aumento del 4,6 per cento della tariffa attuale, oppure, senza aumentare i prezzi «una giusta soluzione al problema dei debiti tra noi e lo stato e tra la nostra azienda e la Kesh», come ha dichiarato Joseph Hejsek, direttore generale della Cez. Gli elevati costi dell’importazione hanno costretto l’ente elettrico Kesh ad adoperarsi per mettere finalmente in moto la termocentrale di Valona, un impianto costato 110 milioni di euro ma rimasto fermo perché la sua alimentazione a gasolio sempre stata ritenuta troppo costosa.

La termocentrale stato costruita dalla italiana Maire Engineering, società operativa del gruppo Maire Tecnimont. «Adesso per i prezzi sui mercati internazionali sono troppo alti e non nemmeno facile garantire l’energia. Mettere in opera la termocentrale attualmente ci costa quasi la stessa cifra spesa per l’importazione», spiega il direttore Zeqo. Nel frattempo si potrebbe risparmiare sui costi di trasmissione e sulle perdite della rete distributiva. La Kesh ha comunque già indetto anche una gara per l’acquisto di 4200 tonnellate di gasolio.

La crisi che ha colpito il settore energetico rischia di scatenare una reazione a catena sull’economia del paese. Le enormi quantità di energia importata potrebbero influire sui tassi del cambio, poiché l’energia viene acquistata in euro e venduta in Lek, la moneta locale albanese, che potrebbe così subire una svalutazione. Il disavanzo commerciale peggiorerebbe ulteriormente. A subirne le conseguenze potrebbero essere le finanze dello stato, costretto ad aiutare la Kesh.

Nella finanziaria 2012 non sono stati stanziati fondi per l’acquisto di energia, e ci potrebbe compromettere i delicati equilibri in atto per mantenere intatto il tasso del debito pubblico, già attestatosi vicinissimo alla soglia critica del 60 per cento del pil nazionale. Un probabile aumento delle tariffe colpirebbe poi il già limitato budget a disposizione delle famiglie albanesi e potrebbe tradursi in un incremento dei costi di produzione per le aziende, che di conseguenza provocherebbe un generale aumento dei prezzi.

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