Commissionato dal marchese Vincenzo Giustiniani e schedato nell’inventario di Casa. Siamo nel 1638: l’opera che raffigura “Sant’Agostino nello studio” è di Michelangelo Merisi, detto il Caravaggio. Ovvero uno dei più celebri pittori italiani di tutti i tempi. Il dipinto (un olio su tela) è stato per due secoli uno dei “gioielli” delle collezioni romane dei Giustiniani. Fino a metà dell’Ottocento, quando il quadro viene venduto a un collezionista privato spagnolo.
Da allora, del capolavoro del Merisi si perdono le tracce. Fino all’incredibile ritrovamento di questi giorni. A darne infatti notizia, sulle pagine dell’edizione odierna della “Domenica” (inserto del Sole 24 Ore), è la storica dell’arte Silvia Danesi Squarzina, massima esperta della Collezione Giustiniani di Roma.
La studiosa ha però precisato, stando a quanto riferito sempre oggi sul sito de Il Giornale, che l’opera è ancora al centro di studi e non può essere al momento pubblicata. Ma la prova quasi inconfuntabile si trova, a quanto pare, sul retro del dipinto: dove l’acquirente spagnolo avrebbe apposto una targhetta per ricordarne l’illustre provenienza. Cresce l’attesa e la curiosità tra appassionati e addetti ai lavori.
