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Il Rapporto Caritas Migrantes 2011

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Scritto da vocealta

Caritas-LogoNel 1861, anno dell’Unità, gli stranieri in Italia, erano 88.639 (0,4% sulla popolazione residente), oggi quelli regolari sono 4.570.317 su 60.650.000 residenti, circa 50 volte in più (incidenza del 7,5%). È quanto emerge dal Rapporto Caritas-Migrantes 2011, presentato oggi a Roma. Nonostante la crisi, l’aumento è stato di 335.258 residenti nel 2010. Se si tiene conto di circa altri 400 mila cittadini stranieri, regolarmente presenti ma non ancora registrati in anagrafe, si tratta di quasi 5 milioni di persone, come lo scorso anno. Nel frattempo, però, centinaia di migliaia di persone hanno perso l’autorizzazione a rimanere in Italia, perché sono scaduti ben 684.413 permessi di lavoro (2/3 per lavoro e 1/3 per famiglia). Dal Rapporto emerge anche la presenza di circa mezzo milione di persone in posizione irregolare. I rimpatri forzati (16.086 nel 2010) arrivano a costare, nel complesso, fino a 10 mila euro l’uno. I costi dei rimpatri, dei Cie e delle carceri e l’impossibilità di avere frontiere ermetiche (ogni giorno entrano in Italia 200 mila persone) inducono a incentivare i flussi regolari. Da una parte, sono numerosi gli indicatori di un positivo inserimento sociale degli immigrati. Tra il 1996 e il 2009 sono stati 257.762 i matrimoni misti (21.357 nell’ultimo anno, 1 ogni 10 celebrati). Nel 2010 i casi di cittadinanza sono stati 66 mila. I minori figli di immigrati sono quasi 1 milione, ai quali si aggiungono5.806 minori non accompagnati (senza contare i comunitari). Le persone di seconda generazione sono quasi 650 mila, nate sul posto ma senza cittadinanza. Gli iscritti a scuola nell’anno scolastico 2010-2011 sono 709.826 (incidenza del 7,9% sulla popolazione studentesca, e ancora più alta nelle materne e nelle elementari). Gli universitari stranieri ammontano a 61.777 (3,6% del totale). L’interesse all’apprendimento dell’italiano è diffuso, ma negli esami sostenuti per il rilascio del permesso di soggiorno per lungoresidenti, é stata molto differenziata la percentuale dei bocciati (3,5% a Roma e 34% a Padova). D’altra parte, non mancano gli indicatori di disagio, ad esempio a livello abitativo (è coinvolto il 34% degli immigrati rispetto al 14% degli italiani) e sono numerosi i casi di discriminazione segnalati all’UNAR (540 casi pertinenti in diversi ambito della vita sociale, dagli uffici pubblici ai media). «È ricorrente la domanda se, in un paese in cui lo sviluppo va a rilento e sono state perse centinaia di migliaia di posti di lavoro, l’immigrazione possa essere ancora d’aiuto sottolinea la Caritas. La popolazione immigrata é più giovane (32 anni, 12 in meno degli italiani), incide positivamente sull’equilibrio demografico con le nuove nascite (circa un sesto del totale) e sulle nuove forze lavorative, è lontana dal pensionamento e versa annualmente oltre 7 miliardi di contributi previdenziali, assicura una maggiore flessibilità territoriale e anche la disponibilità a inserirsi in tutti i settori lavorativi, crea autonomamente lavoro anche con i suoi 228.540 piccoli imprenditori, si occupa dell’assistenza delle famiglie, degli anziani e dei malati, sta pagando più duramente la crisi in termini di disoccupazione e complessivamente rende più di quanto costi alle casse dello Stato». «Gli immigrati in generale, e in particolare gli oltre 2 milioni di lavoratori, si attendono non solo di essere percepiti nella loro consistenza numerica ma anche di essere apprezzati per la positiva funzione esercitata, che va completata con più ampi spazi di partecipazione», prosegue la Caritas, che fornisce anche dati sull’immigrazione nel mondo: nell’ultimo decennio è stato sottratto alla povertà estrema mezzo miliardo di persone, ma é di un miliardo e mezzo il numero di quelle che vi sono ancora soggette. Il reddito pro capite è di 33.400 dollari nel Nord e 6.200 al Sud. Negli ultimi dieci anni gli immigrati nel mondo sono aumentati di 64 milioni, arrivando a 214 milioni (dato Oim), di cui 4,2 di italiani e 3,7 di studenti stranieri. Nel 2009 sono 32,5 milioni i residenti con cittadinanza straniera nell’UE a 27 (6,5% della popolazione), mentre altri 14,8 milioni sono diventati cittadini dei paesi di accoglienza (attualmente nella misura di 776mila l’anno), per cui quasi un decimo della popolazione europea non é nata sul posto. Secondo le statistiche dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati sono 15,4 milioni i rifugiati nel mondo (4 su 10 nei paesi in via di sviluppo), 850 mila i richiedenti asilo, e 358 mila le domande d’asilo, di cui 10 mila in Italia. Nel futuro cambieranno gli scenari migratori e, a causa della diminuzione della popolazione in età attiva, la Cina sarà il massimo polo di attrazione migratoria, così come continuerà a esserlo l’Europa.

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