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La fine di Gheddafi e il trionfo dell’ipocrisia

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Scritto da vocealta

gheddafiL’opinione pubblica italiana assiste alla caduta dell’ennesimo dittatore del nord Africa senza interrogarsi fino in fondo su ciò che è accaduto in terra di Libia.

Certa stampa insegue le chiacchiere da bar dei lettori dell’Unità, raccontando la vita e la morte trucida, violenta, praticata sommariamente di un uomo con cui hanno fatto accordi tutti i potenti del pianeta e che oggi è descritto da molti come il più grande amico del presidente del Consiglio.

Con un presidente americano, il tanto deprecato Bush, come ha osservato il nostro amico Simone Bressan, Saddam Hussein è stato processato. Con il democratico Obama e il democraticissimo Sarkozy la fine di Gheddafi è stata ben diversa.

Non vogliamo passare da ingenui. Il popolo libico non vale più di quello siriano: solo che a Sirte c’è molto più petrolio che a Damasco!

La guerra è forse finito ma il futuro della Libia è ancora incerto, più che mai sospeso tra guerra e pace, democrazia e dittatura, libertà e l’ennesimo regime islamista da cui almeno l’odiato Gheddafi ci aveva preservato.

Vorremmo vedere i benpensanti più attenti alle persecuzioni dei cristiani nel mondo. Vorremmo vedere meno ipocrisia e più lungimiranza negli opinionisti e nei leader politici, che hanno plaudito in questi mesi alla caduta dei pilastri fondamentali della politica mediterranea del nostro Paese.

Pilastri per il centro sinistra come per il centro destra. La società, la politica, tutti noi cerchiamo di essere meno miopi in futuro o resteremo soltanto pedine di un gioco più grande di noi.

Speriamo che Dio aiuti il popolo libico a trovare la strada della pace, della libertà e della prosperità.

(Questo commento è ripreso da www.caravella.eu)

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