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Governo e Popolo. La democrazia di Silvio

baget_bozzo_con_berlusconi
Scritto da vocealta

baget_bozzo_con_berlusconiNel 1994 il problema centrale era quello della libertà, oggi è divenuto quello dell’autorità. Gli elettori non cercano un rappresentante. Cercano una guida. Ciò spiega perché il volto di una persona è divenuto il riferimento della democrazia. Questo è accentuato da una congiuntura che pone i governi nazionali al centro del sistema politico, in un tempo in cui tutto è affidato all’intuizione e nulla è lasciato all’ideologia.

Il fatto Berlusconi, lungi dall’essere un’anomalia, è diventata la nuova normalità. Ed è una fortuna che Berlusconi si sia affermato come un combattente per la libertà nella lotta contro l’alleanza tra giudici e comunisti e che ora egli sia la voce dell’autorità. La democrazia oggi vive solo se guidata da una leadership solida, che sappia dare al popolo il sentimento che c’è chi si assume la responsabilità di decidere per conto di tutti. La democrazia dell’ideologia e degli intellettuali è finita ed è ritornata la democrazia del popolo, cioè l’essenza della democrazia che è la scelta popolare del leader.

Nel tempo della navigazione senza bussola, la fiducia in chi decide è la condizione del successo dell’opera. Per questo sono finiti i governi di coalizione, i governi dei tecnici, il ruolo della Banca d’Italia come ultima ratio. Solo la democrazia e la politica, mediate dal volto di un uomo, possono guidare il paese a essere unito e fiducioso nel cammino che non conosce tracciato. Quello che la sinistra attacca come governo autoritario e personalizzato risponde invece alle domande della gente, e della gente di sinistra in particolare, che chiede l’autorità della persona che assume su di sé il peso della decisione e della responsabilità.

La riforma costituzionale voluta dal centrodestra nel 2005 avrebbe dato spazio al governo, uno spazio che gli è negato dalla presente Costituzione. Essa, in chiave antifascista, lasciò senza poteri l’esecutivo, creando di fatto un regime assembleare che solo la presenza dei partiti storici ha potuto rendere parlamentare e responsabile. Accade così che il vuoto della Costituzione debba essere riempito dalla politica. Berlusconi opera, con il Popolo della Libertà, quella funzione di rapporto tra governo e democrazia che nella prima Repubblica era stata garantita dai partiti tradizionali.

La Costituzione ci ha dato istituzioni di garanzia contro il governo, nella memoria del modo in cui avvenne la dittatura fascista, ma non ci ha dato uno statuto di governo. Anche i presidenti delle Camere sono diventati, nel tempo, organi di garanzia contro il governo e si è giunti al concetto della «terzietà» del parlamento rispetto al governo e al Quirinale, mentre il compito delle Camere, in un regime parlamentare, è principalmente quello di esprimere un governo. Il dovere di governare è il fondamento della stessa esistenza formale dei diritti di opposizione: se il governo è nullo, l’opposizione è nulla.

Bisogna comprendere che viviamo, pur con questa Costituzione, un regime mondiale di eccezione, in cui i governi nazionali sono chiamati a risolvere i problemi del sistema mondiale. Non i parlamenti o le regioni, ma solo i governi possono, in sede internazionale, raggiungere quel consenso che è necessario per mantenere la realtà del mercato mondiale.

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