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Economia, rafforzare legami Italia-Polonia

Dopo le non eccellenti figure collezionate ultimamente, sarebbe bene che l’Italia non perdesse anche il treno con un Paese amico ed emergente come la Polonia. A doversi svegliare è anzitutto la politica (gli esperti economici dell’opposizione a cosa pensano?), ma ce n’è anche per gli industriali. Che fa Marcegaglia? La prima banca in Polonia è la nostra Unicredit, Fiat ha in Polonia – come è noto – importanti stabilimenti, ma c’è una rete di piccole e medie imprese decisamente invidiabile. Il secondo partner commerciale di Varsavia dopo la Germania è l’Italia (ma non risultiamo confinanti con Danzica!) e per giunta – caso praticamente unico nel mondo – i polacchi hanno una buona considerazione degli italiani. Occorre svegliarsi e rafforzare i reciproci interessi economici con uno Stato amico cui siamo legati da storia, tradizioni e convinzioni religiose. E occorre svegliarsi presto, almeno a giudicare da come si stanno muovendo i tedeschi. Messi i libri di storia nel cassetto, tra Varsavia e Berlino è sbocciata la primavera. Il Financial Times oggi pone l’accento sulla nuove relazione di cooperazione molto stretta che la Polonia e la Germania stanno mettendo in campo e che potrebbe rafforzare il ruolo tedesco di baricentro dell’Unione europea (Ue). Il governo centrista del pragmatico Donald Tusk in Polonia ha valutato – spiega il Financial Times – che «l’interesse politico ed economico della Polonia è legato a una Germania sempre più potente, mettendo da parte la politica del precedente governo che aveva guardato a Washington come il suo più stretto alleato». Tusk parla tedesco e, secondo il giornale, ha stabilito una stretta relazione col cancelliere tedesco Angela Merkel. D’altronde, come abbiamo accennato, la Germania è il primo partner commerciale della Polonia e anche la Polonia è un partner importante della Germania. Più della Russia. Inoltre, la Polonia è un membro importante dell’Ue e i suoi voti pesano nel consolidare la leadership dei paesi del Nord, con al centro la Germania, nell’Unione. Varsavia, dal canto suo, ha bisogno di Berlino per stare nel salotto buono dell’Europa settentrionale. Questo non vuol dire che tutti i dissapori e i problemi tra i due paesi si siano sciolti come neve ai primi soli di questa primavera. La Polonia non gradisce, per esempio, il progetto russo-tedesco di gasdotto North Stream, che vorrebbe portare il gas di Mosca in Germania bypassando proprio la Polonia. Inoltre Tusk ha preso male la proposta franco-tedesca in un recente summit Ue di mettere da parte i paesi che non fanno parte dell’eurozona, il più importante dei quali è appunto la Polonia. Tuttavia, la forza d’attrazione tedesca è certamente superiore. E d’altronde va ben oltre la stessa Polonia, per raggiungere paesi dell’Europa centrale come la Repubblica ceca, la Slovacchia e l’Ungheria, che sono parte ormai della catena dei componenti dell’industria tedesca, soprattutto quella automobilistica. Da sempre la nostra politica estera ha guardato strategicamente a sud e a est. È il caso di non perdere le buone e vecchie abitudini.

 

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