W il Papa

Papa Francesco: «Chi pratica la misericordia non teme la morte»

Papa Bergoglio
Scritto da vocealta

Papa Bergoglio«Perché soffrono i bambini? Perché muoiono i bambini? Se viene intesa come la fine di tutto, la morte spaventa, atterrisce, si trasforma in minaccia che infrange ogni sogno, ogni prospettiva, che spezza ogni relazione e interrompe ogni cammino». Lo ha detto Papa Francesco nel corso dell’udienza generale dinanzi a 50mila persone convenute in piazza San Pietro nonostante le avverse condizioni meteorologiche. Per ripararsi dal freddo il Santo Padre ha indossato cappotto e sciarpa. Era presente all’udienza anche il ministro italiano dell’ambiente, Andrea Orlando.

Il Pontefice ha esordito dicendo: «Complimenti perché voi siete coraggiosi?con questo freddo in piazza! ». Ha affermato di voler concludere le catechesi sul credo, riguardo agli aspetti del “morire” e “risorgere” in Gesù Cristo, affrontando oggi il primo punto. «C’è un modo sbagliato di guardare la morte – ha osservato -. La morte ci riguarda tutti, ci interroga in modo profondo, specialmente quando ci tocca da vicino, o quando colpisce i piccoli, gli indifesi in una maniera che ci risulta ‘scandalosa’». La morte spaventa, ha aggiunto, «quando consideriamo la nostra vita come un tempo rinchiuso tra due poli: la nascita e la morte; quando non crediamo in un orizzonte che va oltre quello della vita presente; quando si vive come se Dio non esistesse. Questa concezione della morte è tipica del pensiero ateo, che interpreta l’esistenza come un trovarsi casualmente nel mondo e un camminare verso il nulla». «Ma esiste anche un ateismo pratico – ha continuato il Santo Padre – che è un vivere solo per i propri interessi, vivere solo per le cose terrene. Se ci lasciamo prendere da questa visione sbagliata della morte, non abbiamo altra scelta che quella di occultare la morte, di negarla, o di banalizzarla, perché non ci faccia paura».

Ma l’uomo conserva nel suo cuore il desiderio di infinito, la nostalgia dell’eterno. «Se guardiamo ai momenti più dolorosi della nostra vita – ha spiegato – quando abbiamo perso una persona cara, i genitori, un fratello, una sorella, un coniuge, un figlio, un amico, ci accorgiamo che, anche nel dramma della perdita, anche lacerati dal distacco, sale dal cuore la convinzione che non può essere tutto finito, che il bene dato e ricevuto non è stato inutile. C’è un istinto potente dentro di noi, che ci dice che la nostra vita non finisce con la morte». «La risurrezione di Gesù – ha poi detto – non da’ soltanto la certezza della vita oltre la morte, ma illumina anche il mistero stesso della morte di ciascuno di noi? Se la mia vita è stata un cammino con il Signore, di fiducia nella sua immensa misericordia, sarò preparato ad accettare il momento ultimo della mia esistenza terrena come il definitivo abbandono confidente nelle sue mani accoglienti, in attesa di contemplare faccia a faccia il suo volto». A braccio ha aggiunto: «E questo è il più bello che può accaderci. Vedere come è bello questo volto, pieno di luce, di amore, di tenerezza». «Si sta vicini a Gesù, ha ribadito il Santo Padre, con la preghiera, nei Sacramenti e anche nella pratica della carità. Ricordiamo che Lui è presente nei più deboli e bisognosi. Lui stesso si è identificato con loro, nella famosa parabola del giudizio finale, quando dice: ‘Ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi. Tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me’. Pertanto, una via sicura è recuperare il senso della carità cristiana e della condivisione fraterna, prenderci cura delle piaghe corporali e spirituali del nostro prossimo». «La solidarietà nel compatire il dolore e infondere speranza – ha sottolineato – è premessa e condizione per ricevere in eredità quel Regno preparato per noi”. «Chi pratica la misericordia non teme la morte».

Papa Francesco ha esortato i fedeli a ripetere questa frase per due volte. Ha concluso: «E perchè no n teme la morte? Perché la guarda in faccia nelle ferite dei fratelli, e la supera con l’amore di Gesù Cristo. Se apriremo la porta della nostra vita e del nostro cuore ai fratelli più piccoli, allora anche la nostra morte diventerà una porta che ci introdurrà al cielo, alla patria beata, verso cui siamo diretti, anelando di dimorare per sempre con il nostro Padre Dio, con Gesù, con la Madonna e con i santi». Prima dell’udienza generale, il Papa ha incontrato nell’aula Paolo VI circa 50 bambine affette dalla sindrome di Rett con i familiari. Il Pontefice ha salutato e accarezzato una ad una le bimbe affette da questa patologia progressiva dello sviluppo neurologico. L’appuntamento si è concluso con la recita di un’Ave Maria e la benedizione finale.

Riguardo l'autore

vocealta